L’Isis in Libia dietro il traffico di disperati...



Abu Bakr al-Baghdadi ha raggiunto posti chiave e gestisce l’immigrazione Solo nel 2014 sono arrivati trecento terroristi nascosti tra i profughi in fuga



L’Isis entra nel business del traffico di immigrati e non solo. Oltre a gestire i flussi che partono dalla Libia verso le nostre coste, lo Stato islamico carica sui barconi pieni di disperati anche i terroristi. Si nascondono tra i profughi e arrivano in Italia. Solo nell’ultimo anno, spiegano fonti libiche, sarebbero stati almeno 300 i terroristi sbarcati nel nostro Paese.
Gli scafisti, dunque, sono solo l’ultimo anello della catena che gestisce l’immigrazione selvaggia diretta in Europa. Chi comanda davvero da quelle parti è l’Isis. Lo Stato islamico, quindi, è arrivato alle porte dell’Italia, facendo del nostro Paese l’autostrada per l’arrivo in Europa degli jihadisti, ma anche dei foreing fighters. Una volta arrivati sulle nostre coste, attraverso i simpatizzanti del Califfato, i terroristi camuffati da profughi riescono a spostarsi e sparire. Secondo un’inchiesta de «L’Espresso» pubblicata sull’ultimo numero, nel 2014 sono arrivati 170.816 profughi. Soltanto 66.066, però, risultano registrati e ospitati nei centri. Il resto, 104.750 stranieri, sono scomparsi nel nulla. Dove sono finiti e cosa fanno ora rimane un mistero. Intanto l’avanzata di Abu Bakr al-Baghdadi continua, arrivando fino ai porti della Libia da dove partono i profughi. La necessità di sopperire alla perdita economica dovuta al calo del petrolio ha costretto il Califfato ad attuare anche nuove strategie di finanziamento. La gestione dell’immigrazione clandestina, oltre alla possibilità di spostare gli jihadisti in Occidente, rende molti soldi. Sei mesi fa il Califfo diede ordine ai combattenti libici, presenti tra le fila dell’Isis, di rientrare nel loro Paese per dare sostegno ad Ansar al Sharia, il gruppo che ha occupato Derna. In breve tempo l’Isis ha preso possesso di due grandi campi dove stipare i migranti in attesa della partenza, al confine ovest della regione del Fezzan. Il secondo passaggio fu quello di controllare i porti di partenza, facendo accordi con coloro che da sempre hanno gestito il flusso migratorio verso le coste italiane. E così è iniziato il traffico di profughi e presunti tali: uomini e donne legate agli jihadisti che, una volta arrivati in Italia senza documenti, riescono a dileguarsi. Molti scelgono di andare in altri Paesi europei, altri vivono da clandestini sul territorio italiano. Di tutti, però, non si conosce nulla, se non il luogo di partenza. La polveriera della Libia è stata a lungo sottovalutata. Ormai è un Paese senza governo, in mano ad almeno 14 gruppi o tribù. Il fondamentalismo islamico è dilagante, mentre la bandiera del Califfato è comparsa a Derna e Bengasi. Servono urgentemente norme antiterrorismo, non solo per i foreing fighters partiti dall'Italia, ma anche per lavorare sulla massa di immigrati che dal Medio Oriente e dall'Africa spingono per arrivare in Europa.
Il Consiglio dei ministri sulle nuove norme antiterrorismo atteso per giovedì è stato rinviato a mercoledì 28 gennaio. Intanto venerdì è stata presentata una proposta di legge alla Camera dal deputato Massimo Artini, per l'introduzione nel Codice penale di reati sui delitti di arruolamento, addestramento e partecipazione a conflitti armati tra Stati e nelle guerre civili all'estero.
Francesca Musacchio
(Il Tempo.it)

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