Così Boko Haram ha portato l’Isis nel cuore dell’Africa...



Da setta a esercito organizzato imitando il Califfo.


Dal punto di vista dell’immagine sono all’opposto. Da una parte Abu Bakr al Baghdadi, due sole fototessere in nostro possesso, una sola apparizione, alla Grande Moschea di Mosul nel luglio del 2014. Dall’altra Abubakar Shekau, jihadista dalla mimica dei rapper, gesticolante e sbruffone nelle decine di video che lo vedono protagonista: «Mi diverto a sgozzare gli infedeli come mi diverto a sgozzare galline». Ma il leader dei Boko Haram è diventato il miglior allievo del califfo dello Stato islamico. L’unico ad aver occupato territori paragonabili, ad averne applicato fino in fondo la logica genocidaria. 

Shekau ha assunto il comando nel 2009, dopo l’uccisione di Mohamed Yusuf, suo maestro e fondatore dei Boko Haram, la setta «contro l’educazione proibita», cioè occidentale. Forse è nato in Niger, sul confine, in quell’angolo dove si incontrano il Sahel e Camerun, Ciad, Nigeria. Era stato dato per morto in quel raid del 2009. È sopravvissuto alla terra bruciata applicata dall’esercito fra il 2009 e il 2011. Repressione selvaggia che ha spinto moltissimi giovani musulmani a unirsi al jihad.  

Quindicimila uomini  
Shekau prima mutua le tecniche di Al Qaeda: kamikaze, autobombe, guerriglia a bassa intensità contro esercito e istituzioni. A metà del 2013 Boko Haram si trasforma. Cominciano i massacri nei villaggi, contro i civili accusati di collaborare con il governo. Le forze armate hanno pochi uomini, che vedono di rado lo stipendio. Il presidente Goodluck Jonathan favorisce la nascita delle milizie di autodifesa. È uno scenario iracheno. Vince chi è più spietato e per Shekau è l’ideale.  

Nell’autunno del 2014 arriva il «bayah», giuramento di fedeltà allo Stato islamico: si proclama emiro, governatore locale, un gradino sotto al califfo. Cambia la bandiera, che assume il tondo bianco dell’Isis. Si passa alla fase militare. Copiando lo Stato islamico, Shekau attacca la più importante base militare nel nord-est, con ondate di camion kamikaze. Il bottino di armi è impressionante. Pochi giorni dopo investe la città di Baga sul lago Ciad. È il più grande massacro, 2mila civili morti. 
Ora Boko Haram domina tutto il nord-est, assedia il capoluogo del Borno Maiduguri, è cresciuto da 5 mila a 10-15 mila uomini. Uniche a contrastarlo, in questo momento, le truppe ciadiane, che ieri gli hanno strappato la cittadina di Malam Fatori. Il freddo calcolo delle vittime mensili dà un’idea della sua spaventosa avanzata: da 100 nel 2012, a 2500 in questo gennaio, il peggiore negli ultimi quarant’anni per la Nigeria...

(La Stampa Esteri)

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