Che fine ha fatto il mullah Omar? Morto o scavalcato dai rivali...





Abdul Rauf Khadim si è infiltrato in alcuni villaggi della provincia afghana dell’Helmand sostenendo che il mullah Omar era morto e dunque la sua leadership non esisteva più


di Guido Olimpio

WASHINGTON - Dove è finito il mullah Omar? E’ deceduto? E’ sotto custodia pachistana? E’ al comando ma resta nascosto? Le voci sul leader talebano si susseguono. E non da oggi. Il problema è che la sua assenza è stata sfruttata da alcuni ex compagni di lotta per aiutare l’Isis ad allargarsi nello scacchiere Afghanistan-Pakistan. Da qui è nato un contrasto dove tutto è utile per menare fendenti. Anche all’epoca di Bin Laden, un lungo silenzio del fondatore di al Qaeda era usato per alimentare scenari. Poi arrivava un video e si ricominciava.
Le ipotesi in campo
A dicembre fonti afghane hanno rilanciato informazioni - incontrollabili - su fratture all’interno del movimento talebano. Questi i punti: i guerriglieri si sono divisi in tre fazioni; il mullah Omar potrebbe essere morto e da tempo; oppure è tenuto agli arresti domiciliari dai servizi pachistani a Karachi. In effetti il capo degli insorti ha mantenuto un lungo silenzio interrotto da un intervento scritto dopo la diffusione delle vignette di Charlie Hebdo. Un profilo discreto che peraltro è sempre stato il preferito dal misterioso mullah. Solo che questa volta è stato usato come arma dai rivali dell’Isis.
Il «rivale»
Sempre a dicembre è spuntato un altro mullah. Abdul Rauf Khadim. Detenuto fino al 2007 a Guantanamo, è stato rispedito in patria, da dove è poi scappato rientrando nelle file degli insorti. Un rapporto che tuttavia si è incrinato: i talebani lo hanno espulso e lui è passato sotto la bandiera dell’Isis. Con alcune decine di uomini si è infiltrato in alcuni villaggi della provincia afghana dell’Helmand, zona turbolenta e mai doma. Qui ha condotto un’attività di proselitismo sostenendo che il mullah Omar era morto e dunque la sua leadership non esisteva più.
Gli insulti
Pochi giorni fa, il portavoce dell’Isis, Mohamed al Adnani, ha diffuso un lungo audio all’interno del quale ha confermato il giuramento di fedeltà al Califfo da parte di un gruppo di mujaheddin del Khorasan, definizione che include Pakistan e Afghanistan. L’esponente jihadista ha quindi confermato che in questa zona opera una fazione filo Isis guidata da Hafez Saeed Khan e dal suo vice, Abdul Rauf Khadim. Le parole di al Adnani sono state accompagnate da quelle attribuite dal quotidiano Times al Califfo in persona, al Baghdadi. Il leader dello Stato Islamico avrebbe definito Omar «demente e ignorante». Anche qui è complicato trovare conferme e magare alcune storie sono seminate ad arte per allargare il dissidio esistente. Nella diatriba ideologica, i mullah si sono schierati con al Qaeda centrale, quella che riconosce l’autorità di Ayman al Zawahiri.
La ritorsione
Lo scontro verbale ha avuto una coda. Il 28 gennaio i talebani hanno fermato e disarmato Khadim insieme a 45 dei suoi seguaci. Provvedimento in risposta all’azione ostile lanciata in queste settimane. I pachistani, invece, hanno arrestato Youssef al Salafi. Sulla quarantina, è entrato nel paese alcuni mesi fa proveniente dalla Turchia e si è installato nella zona di Lahore. Secondo la polizia ha iniziato a reclutare uomini da mandare a combattere in Siria nelle file dell’Isis...
(Corriere della Sera)





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