Charlie Hebdo, assalto a Parigi: la falla dell’intelligence...





di Ludovica Amici 

Parigi sotto assedio per oltre 48 ore. Una città in assetto di guerra con un dispiegamento di oltre 80.000 uomini delle forze dell’ordine a inseguire prima i due fratelli Kouachi e poi i loro complici. Le teste di cuoio in azione. Tre uomini e forse anche una donna (per ora non si hanno notizie certe sulla Boumedienne) che sono riusciti a mettere sotto scacco una città intera senza essere presi per molte ore. La più grande operazione dal dopoguerra, che qualcuno ha definito “l’11 settembre della Francia”. Anche se considerato il numero dei morti nel 2001 risulta difficile paragonare i due eventi.
Si pensava a dei lupi solitari, ad un atto isolato quello alla redazione del Charlie Hebdo e invece si è rivelato essere una cellula jihadista più ampia e ben organizzata. Con un piano studiato in ogni dettaglio.
Inevitabile ora il sorgere di alcune domande: perché un giornale come il Charlie Hebdo, già minacciato in passato, non era costantemente protetto? Come può essere accaduta una cosa simile in un Paese in cui la minaccia per il terrorismo è latente?
I fratelli Kouachi erano cittadini francesi, radicalizzati in Europa e andati a combattere in Siria, già noti alle intelligence. Da tempo controllati dalle autorità statunitensi ed erano nel database delTerrorist Screening Center dell’Fbi in quanto terroristi sospetti, e nelle liste no-fly tenute dal governo per coloro che non potevano uscire o entrare negli Stati Uniti con voli commerciali.
Anche Amedy Coulibaly, sequestratore del market kosher, era già conosciuto dalle forze dell’ordine per i suoi precedenti penali ed era uscito dal carcere soltanto due mesi fa. Eppure, “in qualche modo” sono riusciti a eseguire un attacco altamente organizzato nel cuore dell’Europa. Circolavano liberamente.
Ci sono ancora molte domande alle quali bisognerà trovare risposta. Molti i dubbi su chi ci sia effettivamente dietro alla regia di tutto questo. Al Qaeda (che l’ha rivendicato, ndr)? L’Isis? O forse qualche servizio di intelligence estero? Chi paga questi jihadisti, chi li addestra e chi li arma, considerato che giravano con dei kalashnikov? I due fratelli potrebbero aver combattuto in Siria con armi fornite loro dal governo francese. France 24 riferì l’anno scorso in un articolo che la Francia aveva consegnato le armi ai ribelli che combattono il regime siriano di Bashar al-Assad. In un dibattito all’interno di una nota televisione russa, LifeNews, alcuni esperti politici hanno invece sostenuto  che l’attentato al Charlie Hebdo sia stato organizzato dall’intelligence statunitense “per indebolire gli sforzi globali contro il terrorismo islamico e per fare pressioni sul presidente francese Hollande per mantenere le sanzioni economiche contro la Russia”.
Emergono ora tante supposizioni e  teorie del complotto. Di certo si può però dire che c’è stata una falla dell’intelligence. Nonostante anche i servizi segreti algerini avessero avvisato che ci sarebbe stato un imminente attacco, l’allarme è stato evidentemente sottovalutato.
Questo evento sarà ora strumentalizzato per creare una maggiore islamofobia. Isolando così i tanti musulmani per bene che non c’entrano nulla con queste cellule impazzite che sono invece dei terroristi. E cambiando sicuramente l’agenda politica francese, e non solo, nei prossimi mesi...
(Il Fatto Quotidiano)

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