Ancora sbarchi, almeno 1.300 soccorsi in mare. Ragazza nigeriana partorisce a bordo della nave...
In 400 trasportati a Pozzallo e 900 nei centri del Ragusano. Ma in cinque sono morti. Miracolo di Natale grazie al personale della Marina: una giovane dà alla luce un bambino...
Il piccolo Testimony Salvatore in una foto twittata dalla Marina Militare
È continuato senza sosta, nei giorni di Natale, il soccorso ai migranti nel Canale di Sicilia, umanità disperata in fuga da guerre e fame, in balia di trafficanti senza scrupoli, del mare battuto dal vento e dal freddo mordente. Sono oltre mille le persone alle quali è stato prestato soccorso. E proprio il giorno di Natale una ragazza nigeriana soccorsa dalla nave militare Borsini, con altri migranti nel canale di Sicilia, ha partorito un bambino sulla nave Etna, dov’era stata trasferita.
GLI ARRIVI
I migranti sono stati stati trasbordate sulle navi della Marina militare, impegnate nel dispositivo di vigilanza e sicurezza marittima, che hanno prestato la prima assistenza a uomini, donne, bambini, e li hanno portati a terra. In particolare, in 865 sono arrivati nel porto di Messina, e in 364 in quello di Pozzallo, nel Ragusano. Altri cinquanta sono stati salvati a largo di Lampedusa.
CINQUE MORTI
Un migrante con sintomi della malaria e della Tbc, è stato messo in isolamento, in attesa di essere trasferito in una struttura sanitaria attrezzata a curarlo non appena la diagnosi sarà certa. In cinque, invece, non sono sopravvissuti alla traversata maledetta. Per loro non c’è stato nulla da fare. Sono stati recuperati già morti e le salme composte a bordo. Una delle vittime, un uomo giovane, in base ai primi accertamenti, sarebbe morto per asfissia provocata da inalazione di idrocarburi. Due uomini sono stati ricoverati per ustioni all’ospedale di Modica.
IL COMANDANTE PADRINO
Tra le tante “odissee”, a colpire di più è quella della giovane nigeriana che ha partorito un bimbo. Il neonato venuto alla luce sulla nave Etna è stato battezzato in navigazione col nome di Testimony Salvatore. A fargli da padrino è stato il comandante, davanti a tutto l’equipaggio. Mamma Kate, ha 28 anni, sta bene e ha con lei anche Destiny, la figlia di 15 mesi. «Siamo partiti il 23 dicembre dalla Libia, mentre mio marito e gli altri due figli di dieci e sei anni sono rimasti in Algeria - ha raccontato la donna - Siamo tutti nigeriani. Sono felice della nascita di mio figlio: ho avuto paura ma tutto è andato bene». Kate «ha iniziato il travaglio sulla nave», ha spiegato la ginecologa Maita Sartori della fondazione Rava, «e quando abbiamo capito che aveva le contrazioni, abbiamo avvertito il comandante e l’equipaggio che si sono messi a disposizione. La signora è stata bravissima e ha condotto lei tutto, noi l’abbiamo solo assistita e monitorato il travaglio comunicando in inglese».
Il resto del racconto lo fa il tenente di vascello Serena Petriucciolo che spiega «con il sacerdote di bordo, don Paolo, abbiamo battezzato il bambino questa mattina, testimoni oltre a me sono stati l’infermiere, il secondo capo scelto Diego Di Netto Tempesta, e l’infermiera volontaria Teresa Arena, mentre il comandante della nave ha fatto il padrino». Il rito, ha proseguito il tenente, si è svolto «davanti agli altri marinai e ai componenti sanitari della Brigata San Marco: il nome lo ha deciso la mamma insieme alla sorella e alla sua amica Fatima». Durante il parto era presente anche una dottoressa dell’ordine di Malta. «Avevo tra le braccia la mamma che partoriva e non ha mai pianto. Siamo molto felici, è un evento natalizio molto bello per tutti noi», ha sottolineato Petriucciolo.
(La Stampa Esteri)
Commenti