Siria: la censura del Governo sul web e la reazione della popolazione locale...
Di Stefano Consiglio
Secondo i dati raccolti da un team internazionale atto a studiare la censura del web da parte delle autorità siriane, queste ultime avrebbero adottato una serie di stratagemmi allo scopo di controllare e limitare le informazioni che gli utenti possono scambiarsi in rete. Questa ricerca si è concentrata sull'utilizzo da parte del Governo locale di sette server proxy denominati Blue Coat SG-9000, cioè di server intermedi tra l'utente e il web capaci di conservare in memoria i file e le pagine internet visitate.
I ricercatori hanno accertato l'operosità del Governo nell'agire su più fronti al fine di controllare il mondo della rete. Dei filtri basati sugli IP degli utenti sono stati introdotti allo scopo di bloccare intere subnet (in primis quelle di Israele); limitazioni sui domini sono state aggiunte per impedire alla popolazione locale di accedere a diversi siti web; controlli su alcune parole chiave sono stati implementati così da prevenire l'accesso ad aree o materie considerate "sensibili". La parola "proxy", ad esempio, è una delle tante incriminate dalle autorità siriane, in quanto ricercata dagli utenti che vogliono aggirare le limitazioni imposte dal Governo locale rispetto alla libertà di navigare in rete.
I social network, altro grande nemico del Governo siriano che è consapevole del ruolo che questi hanno giocato durante la Primavera Araba, sono anch'essi limitati, seppur in maniera differente. L'accesso a Facebook non è bloccato, tuttavia alcune pagine relative a gruppi "indesiderati" non possono essere visitate. Tra queste occorre sicuramente ricomprendere la pagina Facebook dedicata all'Esercito Siriano Libero. Anche i programmi di instant messaging, come Skype, sono soggetti a forte limitazioni a causa della censura esercitata dal Governo siriano, così come i vari motori di ricerca (in primis Google) che sovente danno risultati negativi a causa delle parole chiave utilizzate dai server proxy per bloccare i contenuti inappropriati.
È interessante notare che a differenza di altre nazioni, quali Iran e Cina in cui pur essendovi una discreta resistenza alla censura esercitata dal Governo locale vi è una rassegnata accettazione di alcune delle limitazioni imposte, in Siria la popolazione sta reagendo con convinzione al bavaglio imposto sul mondo della rete. Gli internauti aggirano il blocco imposto dai server proxy attraverso l'utilizzo di server collegati ad una virtual private networks (VPN) che garantiscono di fatto il superamento di questa limitazione. Un'altra strategia fortemente diffusa tra la popolazione siriana è l'utilizzo di networks peer-to-peer, cioè reti informatiche in cui i singoli nodi possono fungere sia da client che da server in un sistema paritario che permette di aggirare le varie forme di controllo disposte dai proxy governativi. Infine uno dei metodi più semplici ma particolarmente efficaci nel superamento della censura è l'accesso alle copie cache mentre si utilizza Google. I controlli sulle parole chiave, infatti, vengono effettuati sulle pagine web a cui ci si collega al momento di effettuare una ricerca. Quando al contrario vengono utilizzate le copie cache, i server proxy hanno maggiori difficoltà ad applicare alcune forme di limitazione.
La conclusione dei ricercatori è che la popolazione siriana, sebbene obbligata a sottostare a varie limitazioni nella capacità di navigare su internet, non sembra volersi arrendere a questa situazione, ribadendo fermamente la propria intenzione di preservare la propria libertà, quantomeno nel mondo del web.
(International Business Times)
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