L’associazione umanitaria che finanziava il terrorismo...





Il nome prometteva bene: Perle d’espoir (perla di speranza) e gli obiettivi pure: andare in aiuto ai popoli palestinesi e siriani attraverso azioni che valorizzassero l’educazione, la salute e la democrazia.
Ma il 21 novembre due dei membri fondatori dell’associazione umanitaria sono stati messi sotto indagine a Parigi con l’accusa di ‘finanziamento di associazioni terroristiche’ e ‘associazione a delinquere’. Secondo i servizi di sicurezza che sin da aprile la hanno tenuta sotto controllo, Perle d’espoir sfruttava i suoi convogli umanitari per finanziare gruppi di combattenti terroristi in Siria.
Dopo l’annuncio di qualche giorno fa del presidente Hollande sull’identità francese anche del secondo boia che compare nel video della decapitazione dell’americano Peter Kassig e della pubblicazione di un video che mostra 3 combattenti francesi che incitano i propri connazionali ad unirsi alla causa terrorista, ecco l’ ennesimo pezzo del puzzle che dimostrerebbe ancora una volta quanto la Francia subisca il fascino della jihad e quanto fitti possano essere gli interessi che legano i due mondi.
Secondo i primi elementi del dossier investigativo, i membri dell’associazione umanitaria nell’estate 2013 sono entrati in contatto con il cheikh Bassam Ayachi, un Imam franco-siriano stabilitosi in Belgio. Suo figlio, ex leader di un gruppo affiliato alla Brigata dei Falconi di Cham è morto a Idlib il 19 giugno scorso. Lo stesso cheick avrebbe scontato 4 anni di carcere in Italia con l’accusa di terrorismo e a dicembre scorso è partito per la Siria. È stato proprio tramite lui che i membri dell’associazione avrebbero così messo in piedi i contatti per il primo convoglio.

Il primo convoglio

Il 27 agosto 2013 due ambulanze cariche di materiale sanitario attraversano l’Italia prima di raggiungere la Grecia in nave, poi la Turchia. Il convoglio si ferma a Idlib, il feudo della Brigata dei Falconi, affiliata al Fronte Islamico, una nebulosa di ribelli salafiti, ma non jihadisti, che si oppongono a Bachar Al-Assad e a Isis, una sorta di alleato dell’occidente.
Il teatrino era organizzato in modo così scenografico che il carico delle vetture finiva spesso anche su Facebook, nelle foto che l’associazione pubblicava sulla propria pagina per dimostrare agli offerenti che i loro soldi fossero in buone mani.

Il secondo convoglio

Il mese dopo Perle d’espoir lancia un nuovo appello sui social e sui siti delle moschee per finanziare un’altra missione :” una pecora come aiuto”. A ottobre scorso due membri dell’associazione volano di nuovo in Turchia e alla dogana dell’aeroporto di Lione vengono trovati con 9.900 euro cash a testa, una cifra che gli consente di evadere l’obbligo legale di dichiarazione alla dogana che vale 10.000 euro. Le indagini hanno stabilito che di quei soldi solo 6000 euro sono stati destinati all’acquisto delle pecore, il resto ha finanziato invece i combattenti del Fronte.
A gennaio l’attività dell’associazione viene bloccata. Uno dei membri viene arrestato ma solo per pochi mesi. Rimesso in libertà, questo parte per la Siria e da lì aggiorna la sua pagina Facebook proclamandosi “soldato a Idlib” e scrivendo ‘esplosivo all’università’…cose che di ‘umanitario’ hanno ben poco.
Rientrato in Francia l’uomo è stato subito arrestato. La sua partecipazione attiva ai combattimenti non è stata provata, ma il suo coinvolgimento resta evidente, così come gli affari che andava a condurre in Turchia a Idlib.

(il Journal)

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