Una ragazza su dieci subisce violenze sessuali entro i vent'anni: il report agghiacciante presentato dall'UNICEF...
La protezione dei bambini da ogni forma di violenza è garantita, a livello internazionale dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia.
di Stefano Consiglio
Secondo un report presentato dall'Unicef, circa 120 milioni di ragazze nel mondo, poco più di una ragazza su dieci, sono state violentate o hanno subito violenze prima di aver raggiunto i vent'anni. Stando ai dati contenuti nel report la violenza sessuale è una delle esperienze che maggiormente traumatizza un bambino o un adolescente. La violenza non deve necessariamente tradursi in un rapporto sessuale, potendo infatti limitarsi all'esposizione forzata ad immagini sessuali oppure alla registrazione in video degli organi sessuali del bambino al fine di divulgarsi o di ritenerli come materiale pedo-pornografico. Il bambino/ragazzo violentato subisce una serie di traumi che vanno ben al di là dei danni fisici conseguenti al rapporto. L'esposizione all'HIV e ad altre malattie sessualmente trasmissibili rappresenta sicuramente un rischio, unitamente alla possibilità di gravidanze indesiderate da parte di ragazze in età riproduttiva. Ciò che preoccupa maggiormente l'UNICEF, tuttavia, sono i disordini psichici conseguenti alla violenza: anoressia o bulimia sono due tipiche reazioni, cui si accompagnano frequenti casi di panico e/o depressione. Il suicidio è molto comune tra i ragazzi/e che subiscono violenza, i quali provano un forte senso di vergogna a causa delle attività sessuali a cui sono costretti. Oltre ai danni fisici e psicologici occorre considerare anche le difficoltà a relazionarsi in cui incorrerà il ragazzo, in particolare quando il predatore sessuale è una persona incaricata si sorvegliarlo o un individuo fidato. La vittima di violenza potrebbe sviluppare una forte sociopatia che la porterebbe a provare un senso di paura ed angoscia nelle relazioni interpersonali, rendendo difficile la costruzione di un nucleo familiare. Stando ai dati raccolti dall'UNICEF ragazzi violentati da bambini o da adolescenti sono più propensi a commettere crimini e ad essere arrestati una volta raggiunta l'età adulta. Essi, inoltre, tenderanno a trovare rifugio dal loro stress nella droga e/o nell'alcol, aggiungendo ulteriori danni fisici a quelli eventualmente causati durante il rapporto.
La violenza sessuale è solamente una delle varie forme di violenza contro i bambini e i ragazzi presa in considerazione dall'UNICEF. La violenza fisica, sia nella forma delle punizioni corporali sia in quella della violenza gratuita, sono estremamente diffuse. Solo nel 2012, infatti, 95 mila tra bambini e adolescenti sono stati uccisi in modo violento. Le punizioni corporali, nonostante la proibizione contenuta nella Convenzione sui diritti dell'infanzia e i vari appelli dell'UNICEF, sono all'ordine del giorno. Stando ai dati forniti dal report sei famiglie su dieci utilizzano la violenza per educare i propri figli. Questi dati, naturalmente, variano enormemente da paese a paese. Nello Yemen, ad esempio, si raggiungono percentuali del 95 per cento mentre a Panama questo dato scende a quota 45 per cento. Anche nei paesi europei le punizioni corporali risultano estremamente diffuse. Secondo i dati raccolti dal Parenting across Cultures Project del 2009, che ha compiuto uno studio sulle punizioni corporali inferte ai bambini tra i sette e i dieci anni, in Gran Bretagna circa il 42 per cento dei genitori intervistati hanno ammesso di aver punito fisicamente i propri figli. In Francia l'87% degli adulti intervistanti ha ammesso di utilizzare la famosa "sculacciata" come forma di punizione. Simili percentuali sono state registrate in Germania e Spagna. In Italia la percentuale di famiglie che ricorre alle punizioni corporali supera abbondantemente il 50 per cento, con dati più contenuti per le punizioni così dette "severe". Anche negli Stati Uniti le punizioni corporali sono molto diffuse; i bambini di sesso maschile, stando ai dati raccolti nel 2009, sono maggiormente esposti rispetto alle bambine.
I dati raccolti dal Parenting across Cultures Project sulle punizioni corporali sono estremamente significativi. In molti paesi, infatti, è diffusa l'idea che la violenza utilizzata per educare i figli è non solo legittima ma anche necessaria. Una simile conclusione è inaccettabile, così come ribadito con fermezza dalle Nazioni Unite secondo cui: "Ogni forma di violenza contro i bambini, per quanto lieve, è imperdonabile. La frequenza, l'intensità e lo scopo della violenza non sono prerequisiti utilizzabili per definirla. Ogni definizione di violenza deve fondarsi sul diritto di ogni bambino ad una totale integrità fisica e psicologica. In nessun caso la violenza deve essere considerata legale o socialmente accettabile".
(International Business Times)
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