Libia, il governo prova a riprendersi Tripoli Riconquistata città vicina alla capitale. Otto morti a Bengasi. Ucciso assassino jihadista....





Continua la guerra tra governo libico e miliziani jihadisti. Il premier Abdullah al Thani, che il 23 settembre ha ricevuto la fiducia in parlamento, ha ordinato «la mobilitazione generale delle forze armate, su richiesta della popolazione di Tripoli, per liberare la capitale dalle milizie filo islamiche dell'operazione Alba (Farj)».
I militari filogovernativi «hanno conquistato dopo duri combattimenti el Azizia, liberandola dalle milizie filo-islamiche (Farj)», ha detto una fonte militare libica. La città è considerata strategica, 55 chilometri. a Sud Ovest della capitale, ed è un crocevia degli scambi commerciali della Libia occidentale.
INCENDIATE LE CASE DI UN MINISTRO. I miliziani filo-islamici hanno risposto incendiando le abitazioni del nuovo ministro dell'Interno, Omar al Sekni, a Tripoli e Misurata. Ad affermarlo sono state fonti militari.
A Bengasi si allunga intanto la scia di sangue targata Ansar al Sharia: otto i morti compresi alcuni civili nelle ultime ore. A Tripoli le forze filo-governative hanno affermato di aver bombardato il campo del leader di Ansar, Abu Obaida al Libi. «Abbiamo colpito duramente», ha detto un responsabile militare.
A Bengasi, il 19 settembre, in quello che è stato definito «il venerdì nero», sono state uccise 14 persone, compresi due attivisti adolescenti. Il 24 settembre sono finiti sotto i colpi dei killer anche civili e un imprenditore, oltre a due colonnelli.
ANSAR ELIMINA GLI OPPOSITORI. La campagna di assassini mirati di Ansar punta a eliminare dalla città tutte le voci critiche e indebolire l'opposizione popolare al movimento. Alcuni giorni prima, un assassino al soldo dei jihadisti è stato ucciso da una cinquantina di civili armati che hanno anche respinto un convoglio di pick up con le bandiere nere di Ansar che tentava di soccorrere il killer.
Per quanto riguarda invece il leader di Ansar a Tripoli, Abu Obaida al Libi, è da sottolineare che l'uomo, arrestato in Egitto, era poi stato liberato in concomitanza con il 'rilascio' di alcuni cittadini egiziani, tra i quali anche dei diplomatici, rapiti dalle milizie libiche. La stampa parlò di scambio prigionieri, ma Il Cairo ha sempre smentito con forza.
(Lettera 43)

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