La comunità musulmana si schiera contro IS: dalle manifestazioni nelle piazze alla campagna #Notinmyname...





Di Stefano Consiglio

Le piazze di diverse città del mondo, da Londra a Milano passando per Berlino, hanno ospitato manifestazioni organizzate da attivisti musulmani che intendono esprimere la propria condanna nei confronti delle azioni intraprese dallo Stato Islamico. Venerdì 20 settembre le associazione dei musulmani moderati presenti in Germania hanno dato il via ad una preghiera collettiva che ha coinvolto oltre 2 mila moschee, in cui i fedeli hanno a gran voce rimarcato la propria distanza dall'estremismo e dalla brutalità del califfato islamico.

Anche la rete ha voluto fare qualcosa per ricordare che non tutti i musulmani sono fondamentalisti, che lo Stato Islamico rappresenta una chiara devianza rispetto agli insegnamenti del profeta Maometto. #NotInMyName (non nel mio nome) questo è l'hashtag che migliaia di musulmani stanno utilizzando per manifestare il proprio disprezzo nei confronti dell'IS accusato, tra le altre cose, di alimentare l'odio nei confronti delle comunità islamiche sparse su tutto il pianeta. L'idea di lanciare una campagna in rete contro gli jihadisti è venuta a Hanif Qadir, leader dell'Active Change Foundation, dopo che gli uomini di al-Baghdadi hanno postato il video in cui viene mostrato l'assassinio dell'operatore britannico David Haines. La fondazione creata da Qadir, attualmente residente a Londra, ha lo scopo di combattere l'estremismo in tutte le sue forme e di garantire l'integrazione dei diversi gruppi etnici e religiosi presenti nella comunità.

n un video, postato su YouTube, diversi ragazzi e ragazze di fede musulmana spiegano perché l'IS non li rappresenta. "Lo Stato Islamico non mi rappresenta perché sta uccidendo persone innocenti; non mi rappresenta perché è ingiusto; non mi rappresenta perché quello che fa è inumano". Queste sono alcune delle frasi pronunciate dai protagonisti del video, ragazzi e ragazze di età diverse, alcuni nati in Gran Bretagna altri provenienti da paesi lontani da cui spesso sono dovuti scappare a causa della guerra. Tutti, però, sono accomunati da un'idea: lo Stato islamico non sta agendo nel loro nome né in quello di Allah.



La potenza di questo messaggio è legata alla sua semplicità. Al momento della creazione del califfato islamico, infatti, Al-Baghdadi, attuale leader dell'IS, proclamò di agire in nome di tutti i musulmani, di voler iniziare una guerra che avrebbe ridato gloria all'Islam e che sarebbe andata avanti fino alla conquista di Roma. Buona parte del mondo musulmano, tuttavia, sembra pensarla diversamente. La stragrande maggioranza della popolazione musulmana, infatti, è disgustata dalle azioni intraprese dallo Stato Islamico. "La fede musulmana" ricorda con fermezza una delle ragazze protagoniste della campagna "promuove la tolleranza e il rispetto. Quello che sta facendo l'IS è imperdonabile". Il video si conclude con un cartello tenuto in mano da ognuno dei partecipanti recante la scritta "Not in my name", al fine di ricordare a chiunque ne dubitasse che l'IS è un nemico comune sia della comunità musulmana che di ogni altra comunità laica o religiosa che si rispecchia nei principi della pluralità e del rispetto dei diritti umani.

(International Business Times)

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