Dall’Italia body guard e pizzaioli al servizio dell’Isis...





Combattenti, arruolatori, addestratori, guardie del corpo, sentinelle e cuochi. Sono i volontari dell'Isis che partono dall'Italia verso l'Iraq e la Siria, per schierarsi con i miliziani di Abu Bakr Al-Baghdadi. All'interno del progetto di ricostruzione del Califfato, convertiti e immigrati che vivono nel nostro Paese contribuiscono alla causa in vari modi. Tra questi anche la possibilità di continuare a svolgere le professioni che hanno lasciato in patria. E al servizio del terribile e sanguinario Califfo c'è anche un volontario che in Italia faceva il pizzaiolo, e che adesso offre le sue arti culinarie proprio ad Al-Baghdadi. Il soggetto in questione sarebbe uno dei tanti immigrati musulmani che da anni vivono nel nostro Paese e che hanno sentito il richiamo alla jihad. Arrivato in Medioriente, però, a causa delle sue notevoli capacità in cucina, è stato dirottato ad altre mansioni piuttosto che alla guerra. Tra i suoi piatti migliori proprio la pizza, che preparerebbe proprio per il «capo».
A riferirlo fonti qualificate, che descrivono una vera e propria «organizzazione statale» in cui le figure professionali impiegate sono tra le più disparate. Del resto, proprio nel web magazine del terrore, Dabiq, distribuito in rete e creato dall'Isis, i fondamentalisti islamici chiamano a raccolta i musulmani sparsi in tutto il mondo perché accorrano e partecipino alla costruzione dello Stato islamico. Servono «dottori, ingegneri, studenti e specialisti, perché tutti sono utili alla causa», si legge in uno dei primi numeri della rivista. Non tutti i combattenti volontari che partono per la jihad, però, hanno dimestichezza con le armi e con la guerra.
Ecco allora che lo Stato islamico organizza dei veri e proprio corsi di addestramento alle arti belliche. Nei campi di addestramento, da dove è passato anche il boia britannico che ha decapitato James Foley e Steven Sotloff, si preparano e si smistano gli occidentali e non solo. Molti finiscono in battaglia, altri invece vengono arruolati direttamente dal Califfo per far parte della sua sicurezza personale. Altri ancora arruolano e addestrano a loro volta i nuovi arrivi. Un'altra parte, invece, è destinata al ruolo di sentinelle nei vari presidi. All'interno dell'Isis, poi, proprio tra i quadri intermedi del gruppo jihadista, ci sarebbero europei per nascita, formazione o mentalità. Un numero di fondamentalisti crescente, dunque, che in Italia non ha ancora raggiunto i livelli di altri paesi europei, a causa di un flusso migratorio iniziato in ritardo.
Attualmente fonti dell'antiterrorismo parlano di circa un centinaio di combattenti italiani arrivati nei teatri di guerra Mediorientali o in procinto di partire. L'età dei volontari abbraccia una forbice che va dai 18 ai 28 anni, con una preparazione scolastica spesso elevata. Quindi, intrisi di cultura e formazione europea, e dunque anche italiana, si recano nei vari fronti di guerra. Tra i profili dei volontari italiani, spicca anche quello dei convertititi che spesso provengono da ambienti di estremismo di destra e di sinistra.
Alla costruzione del Califfato, poi, partecipano anche le donne. Oltre alle combattenti che arrivano sui vari teatri di guerra per partecipare attivamente alla jihad, ci sono anche altre donne che si dedicano alla guerra santa come volontarie del cosiddetto «jihad al nikah», ovvero il jihad sessuale. Questa pratica sarebbe apparsa per la prima volta in un editto del 2013, di un religioso wahhabita fondamentalista, in cui si esortavano le donne ad offrire prestazioni sessuali per sostenere il morale di coloro che combattevano contro il regime di Bashar al-Assad in Siria. Nel giugno scorso i militanti dell'Isis, infatti, hanno emesso un decreto con il quale hanno ordinato alle famiglie musulmane di mandare le loro donne non sposate nella regione per il jihad al-Nikah. E molte musulmane hanno mostrato solidarietà per la lotta del gruppo di Al-Baghdadi e sono partite in «missione». Non è chiaro al momento se tra i combattenti partiti dall'Italia siano presenti anche delle donne. Di certo, però, è che nel nostro Paese esistono figure di italiane convertite dai profili singolari. È il caso di Aisha Barbara Farina, convertita all'Islam e icona dell'integralismo al femminile, ormai residente in Inghilterra, che ha sposato Abulkair Fall Mamour, il famoso imam di Carmagnola espulso dal nostro paese perché sospettato di legami con il terrorismo islamico.
Francesca Musacchio
(Il Tempo.it)

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