America: emergenza ‘border kids’...





Sono cira 63.000 i bambini arrivati al confine con gli Stati Uniti quest’anno, il doppio dall’ottobre 2013, la maggior parte dei quali si è riversata nello stato di New York. Il Presidente Obama ha parlato di “impellente emergenza umanitaria” e nei mesi scorsi, alcuni giuristi esperti sono stati consultati per decidere sul da farsi.
Si chiamano ‘bambini non accompagnati’, ma tutti li conoscono come border kids  e per tre quarti, provengono dalle città più violente di El Salvador, Gautemala e Honduras. I bambini che arrivano dall’Honduras fuggono in genere dal paese con il più alto tasso di omicidi al mondo, mentre coloro che scappano dal Guatemala e da El Salvador, scappano soprattutto dalla miseria della loro terra. Il Dipartimento di Giustizia statunitense ha lanciato l’allarme alle Corti per l’ immigrazione, giudicando questi casi come prioritari rispetto ad altri. Hanno dai 15 ai 17 anni e la maggior parte di loro viene catturata mentre attraversa la Valle del Rio Grande in Texas.
Sono circa 100 i ricoveri permanenti situati nei pressi del confine Stati Uniti- Messico,  gestiti dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani. Ma a causa dell’incredibile afflusso dei minori, di recente, 3 rifugi temporanei con circa 3.000 posti letto sono stati aperti su basi militari in California, Oklahoma e Texas.
Una volta arrivati, il Dipartimento di Salute e Servizi Umani sottopone ognuno di loro ad uno screening completo, che include vaccinazioni e analisi del sangue e assegna loro un rifugio a breve termine, dove cioè i bambini resteranno una media di 35 giorni.
I processi:
La maggior parte viene poi affidata ad un parente oppure ad un’associazione, in attesa del processo. E qui viene il bello. Sì, perché attorno a questo tema si è creato un vero ‘market della difesa’. Secondo una legge anti-tratta , approvata nel 2008, i minori provenienti dall’America centrale non possono esser espulsi immediatamente, ma deve essere  loro dato un giudice che ascolti le loro motivazioni, prima di essere ‘deportati’.  Ma per essere ascoltati, serve loro un avvocato e qui il ‘market della difesa’ trova un senso: sono tanti gli ‘azzeccagarbugli’ agguerriti, che speculano su questa vicenda e che cercano di lucrare sulla pelle dei minori. Ma l’assurdo sta nell’epilogo, perché il più delle volte, i processi diventano scenari farseschi: molto spesso infatti tutti i presenti sanno che verranno fatti tornare a casa. A difendere i diritti dei minori ci pensano invece le tante associazioni di volontari, che in America intervengono quotidianamente. Sono i progetti Safe Passage, The Door, the Legal Aid Society, le fondazioni cattoliche e l’Associazione di giuristi americani per l’immigrazione. Sono queste le realtà che chiamano a raccolta, per ogni bambino, avvocati pro bono, volontari ed interpreti. L’enorme crisi del centro America ha fatto aumentare prepotentemente i flussi dei minori e, di conseguenza diminuire le risorse delle associazioni.  Safe Passage, ad esempio, dal 2008, anno della sua fondazione, ha sempre aiutato al meglio i bambini immigrati, ma visto che non si tratta più di 30 casi al mese, come lo scorso anno, bensì di 30 casi al giorno circa, le risorse scarseggiano. Risorse che servono a  formare anche quei legali volontari che, spesso però non hanno una formazione specifica in materia di immigrazione e che dovrebbero specializzarsi in questo settore, per rafforzare la difesa dei bambini.
Risposte del governo americano:
L’8 luglio Obama ha esortato il Congresso ad autorizzare 3,7 miliardi di dollari per far fronte all’emergenza ‘border kids’, rafforzando le frontiere, accelerando le deportazioni, ma soprattutto, affrontando la crisi umanitaria del centro America. I repubblicani del Congresso hanno respinto le richieste al mittente, adducendo come argomento, il fatto che la crisi della frontiera con il centro America è  frutto della politica sbagliata di Obama. I legislatori repubblicani peraltro stanno facendo pressione, affinché la legge del 2008, che rende lungo il percorso di rimpatrio dei bambini, sia modificata.
(Il Journal)

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