Siria, caschi blu ancora sotto attacco. L'Arabia Saudita: "I jihadisti tra un mese in Occidente"...





Dopo il rapimento di ieri, altra offensiva contro i soldati di pace Onu sul Golan. Kamikaze contro gli sciiti e raid governativi in Iraq: almeno 11 morti. Riad e gli Stati Uniti: "Coalizione globale contro il terrorismo, prima che sia troppo tardi". Ma Obama: "Durante la Guerra Fredda il pericolo era maggiore"

DAMASCO - Continuano gli attacchi contro i soldati di pace delle Nazioni Unite in Siria. Oggi c'è stata una sparatoria tra i caschi blu filippini dell'Onu e i ribelli siriani legati al Al Qaeda sulle alture del Golan, al confine tra Siria e Israele, dove due postazioni dei militari di Manila sono assediate da giovedì. Il ministro della Difesa filippino, Voltaire Gazmin, ha riferito che una delle due postazioni in cui si trovano i 72 militari di Manila è stata evacuata mentre l'altra è stata attaccata dai ribelli qaedisti di Al Nusra e ne è nato uno scontro a fuoco. Nel frattempo, il personale Onu sta tentando di localizzare i 44 caschi blu originari delle isole Fijirapiti ieri dai ribelli nel Golan, anche loro inquadrati nell'Undof, la missione Onu che pattuglia la zona contesa fra Siria e Israele.

Intanto è di almeno 11 morti, tra cui 4 soldati, il bilancio delle vittime nell'attacco kamikaze contro un checkpoint dell'esercito a sud di Baghdad, a Yussifiyah. Altre 24 persone sono rimaste ferite. Yussufiah, località a maggioranza sciita, si trova una trentina di chilometri a sud di Fallujah, una delle roccaforti delle milizie jihadiste sunnite dello Stato Islamico (Is); l'attacco, tuttavia, non è ancora stato rivendicato. L'Iraq è ormai teatro di una vera guerra civile fra sciiti e sunniti, dopo che il 9 giugno scorso le milizie dell'Is si sono impadronite di gran parte del nord del paese, costringendo migliaia di persone ad abbandonare le proprie abitazioni. Sempre oggi i jet dell'aviazione irachena, intanto, hanno bombardato un convoglio di jihadisti nel distretto di Shirqat, a nord di Tikrit, nella provincia settentrionale di Salahuddin, distruggendo sei dei loro veicoli e uccidendo i terroristi che erano a bordo.

Il segretario di Stato americano, John Kerry, ha chiesto una coalizione globale contro le milizie jihadiste dell'Is e la loro "agenda di genocidi".  Frasi che arrivano mentre in Gran Bretagna le autorità hanno innalzato il livello della minaccia terroristica, per il timore di possibili attacchi jihadisti. In un articolo sul New York Times, una settimana prima il vertice della Nato in Galles, Kerry ha sollecitato "una risposta unita guidata dagli Usa e una coalizione di nazioni il più ampia possibile". Ha aggiunto che lui e il segretario alla difesa, Chuck Hagel, incontreranno i loro omologhi europei a margine del vertice per ottenere assistenza, poi andranno in Medio Oriente per costruire sostegno "tra i paesi che sono più direttamente minacciati". Il presidente americano, Barack Obama, ha ammesso che Washington non ha ancora una strategia per arginare lo stato islamico. Ma proprio Obama oggi ha provato a sminuire la minaccia. "Il mondo è sempre stato caotico, ora è più visibile perché ci sono i social media", ha detto il presidente americano, sottolineando che la situazione di oggi sia meno pericolose di quelle della Guerra Fredda. 

Anche il re saudita Abdullah, accusato da alcuni paesi (ultimo la Germania, che poi ha ritrattato) di finanziare i jihadisti insieme ad altri stati del Golfo, ha lanciato un avvertimento all'Europa e agli Stati Uniti, affermando che il terrorismo li minaccerà "entro un mese" se non lo affronteranno subito in paesi come l'Iraq e la Siria, dove imperversano i jihadisti dell'Is. "Vi chiedo di consegnare questo messaggio ai vostri leader - ha detto nel corso di un ricevimento a Gedda con gli ambasciatori stranieri accreditati nel suo paese - il terrorismo è una forza malvagia che deve essere combattuta con saggezza e rapidità. Se lo si trascurerà, sono sicuro che entro un mese arriverà in Europa e in un altro mese in America".

(R.it Esteri)

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