Iraq. Oltre 2000 giovani europei combattono nelle file dei jihadisti...





FRANCIA, PARIGI – E’ un esercito senza divisa, ma che cresce e si moltiplica sempre più rapidamente all’ombra delle periferie delle città europee, soprattutto in Francia, Gran Bretagna, Belgio e Olanda. Ormai ha superato le 2.000 unità, 2.300 secondo le stime di Europol, un incremento verticale rispetto alle circa 800 stimate la scorsa estate.
Sono i ‘foreign fighters’, i combattenti giovani o giovanissimi, nati e cresciuti in Europa, che si uniscono alla ‘jihad’ in paesi come Siria e Iraq. E che, quando tornano, costituiscono una seria minaccia terroristica, come ha dimostrato l’ultimo, sanguinoso caso di Mehdi Nemmouche, il francese autore della strage al Museo ebraico di Bruxelles, che ha fatto 4 vittime a fine maggio.
Il giovane aveva combattuto un anno in Siria con i miliziani dell’Isis. Solo a luglio il ministro francese dell’interno Bernard Cazeneuve aveva parlato di 800 combattenti francesi, con un aumento del 56%, poi saliti a 900 appena un mese più tardi. In Gran Bretagna a giugno si parlava di oltre 400 combattenti, in Belgio sui 200-250, mentre per l’Italia il ministro dell’Interno Angelino Alfano due mesi fa aveva parlato di 30 persone. Di queste, 8 sono morte, tra cui Giuliano Delnevo, convertitosi all’Islam e ucciso a giugno 2013.
Non sono però solo uomini. Sempre più numerose sono le ragazze che partono per combattere, aiutare nella logistica o seguire fidanzati e mariti, stimate al 16% del totale dal numero uno dell’antiterrorismo Ue, Gilles De Kerchove. Tra loro c’è anche la sorella di Mohamed Merah, il killer di Tolosa che nel marzo 2012 uccise tre militari, tre bambini ebrei e il loro insegnante. In generale, il profilo dei ‘fighters’ � quello di giovani musulmani delle periferie, di seconda o terza generazione, che abbracciano la dottrina jihadista spesso in solitudine, attraverso i social network come Facebook, Twitter e Youtube.
Un fenomeno contro cui Parigi da fine aprile ha lanciato una piattaforma telefonica che, nei soli primi due mesi di attività, ha ricevuto oltre 200 chiamate, di cui oltre 45% riguardavano donne. L’Ue da tempo segue con attenzione il fenomeno, e ha proposto un ‘hub’ europeo ad hoc, oltre a una serie di misure di sicurezza, come un sistema di registrazione dei passeggeri aerei e uno di controllo di chi entra ed esce dall’Ue.
(blitz quotidiano)

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