Rapporto Msf, in Sud Sudan attacchi a 6 ospedali e almeno 58 vittime in pochi mesi...





(Adnkronos Salute) - E' di 6 ospedali saccheggiati o bruciati, e almeno 58 persone uccise al loro interno il bilancio tracciato dal rapporto di Medici senza frontiere (Msf) sul Sud Sudan, diffuso alla vigilia del terzo anniversario dell'Indipendenza del Paese. Un bilancio drammatico che vede nella violenza negli ospedali e nella distruzione delle strutture sanitarie la negazione dell'assistenza medica a molte delle persone più vulnerabili dello Stato. Le cifre riportate ne 'Il conflitto in Sud Sudan: Violenza contro l’assistenza medica' non sono esaustive, ma rispecchiano solo le informazioni raccolte da Msf in zone dove gestisce delle attività o dove ha condotto valutazioni mediche.
Scopo del rapporto è di favorire il dialogo e rendere noto l’impatto di questa crisi sulla possibilità di fornire assistenza medica, stimolando un cambiamento positivo perché sia garantito un accesso sicuro alle cure alla popolazione del Sud Sudan. Gli ospedali sono stati saccheggiati nelle città di Bor, Malakal, Bentiu, Nasir e Leer, spesso durante periodi di violenti combattimenti, e i danni vanno ben oltre gli atti di violenza in sé: le persone vulnerabili, infatti, vengono tagliate fuori dal sistema sanitario proprio quando ne hanno un disperato bisogno.
"Il conflitto (scoppiato nel dicembre 2013) ha raggiunto terribili picchi di violenza anche contro le strutture sanitarie" racconta Raphael Gorgeu, Capo Missione per Msf. "Hanno sparato ai pazienti mentre erano nei loro letti e strutture sanitarie salva-vita sono state bruciate e completamente distrutte. Questi attacchi - continua - hanno gravi conseguenze per centinaia di migliaia di persone che sono tagliate fuori dai servizi medici".
"Purtroppo a causa di questa crisi abbiamo perso le tracce di molti dei nostri pazienti, alcuni dei quali potrebbero essere deceduti in mancanza di trattamenti continuativi", dichiara Muhammed Shoaib, coordinatore medico per Msf. "Ora - afferma - siamo tornati e stiamo curando diversi pazienti, ma possiamo offrire solo una minima parte dei servizi che garantivamo un tempo. Ad esempio, non c’è alcuna possibilità di ricevere assistenza chirurgica in tutto lo Unity State meridionale".
Gli ospedali statali del Sud Sudan sono stati teatro di alcune delle violenze peggiori. Durante gli scontri di dicembre, nel Bor State Hospital, 14 pazienti e un membro del Ministero della Salute sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco. A febbraio sono state uccise altre 14 persone al Teaching Hospital di Malakal, tra cui 11 pazienti, a cui hanno sparato mentre erano nei loro letti. Ad aprile, al Bentiu State Hospital, circa 28 persone sono state uccise, tra cui almeno un membro del Ministero della Salute. Msf ha più volte condannato queste violenze e chiede alle parti coinvolte nel conflitto di garantire che la popolazione in Sud Sudan possa cercare assistenza medica senza paura della violenza.
Il rapporto è parte del progetto di Msf 'Assistenza medica sotto tiro', lanciato in Sud Sudan a novembre 2013. Obiettivo, comprendere meglio la natura della violenza che gli operatori sanitari devono affrontare nelle zone di conflitto per migliorare le condizioni di sicurezza dei pazienti, dello staff e delle strutture sanitarie. In Sud Sudan Msf lavora con le comunità, con attori medici e umanitari e con le autorità locali a livello nazionale e internazionale affinché si possa creare un ambiente più sicuro per fornire cure mediche

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