Sud Sudan, la guerra porta con sé la fame che sta uccidendo i bambini a migliaia...





Sono 250mila i bambini che soffrono di grave malnutrizione e si stima che 50.000 moriranno se non si interverrà immediatamente. I casi di colera continuano ad aumentare; 733 sono le persone sotto osservazione e 23 le persone a cui è stata diagnosticata la malattia.I racconti dei cooperanti di SOS villaggi dei bambini

JUBA - "La fame incombe sul Sud Sudan. Le Agenzie Umanitarie hanno lanciato l'allarme sulla situazione dei bambini, in un Paese già dilaniato dalla guerra. 250mila bambini soffrono di grave malnutrizione e si stima che 50.000 moriranno se non si interverrà immediatamente. I casi di colera continuano ad aumentare; 733 sono le persone sotto osservazione e 23 le persone a cui è stata diagnosticata la malattia. 

Forze straniere proteggono il petrolio. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha modificato, il 27 maggio, il mandato delle Forze delle Nazioni Unite in Sud Sudan (UNMISS): il loro intervento si sposterà dalle attività di ricostruzione del Paese, alla protezione dei civili. Dovranno utilizzare tutti i mezzi necessari per proteggere i civili, aiutare nella distribuzione degli aiuti umanitari e sostenere la cessazione delle ostilità. Forze armate provenienti dall'Etiopia, dal Kenya, dal Ruanda e dal Burundi proteggeranno i giacimenti di petrolio. Il governo del presidente Salva Kiir non ha la capacità di proteggerli da possibili attacchi dei ribelli. Il petrolio è la principale fonte di reddito del Sud Sudan" - questo è il racconto del nostro collega Kiros Aregawi, responsabile Programmi SOS in Sud Sudan

Chiuse le scuole per scongiurare il colera. I bambini e i collaboratori, evacuati da Malakal e ora a Juba, stanno bene. "Tutte le famiglie e il personale sono stati vaccinati contro il colera. Le scuole sono state chiuse per ridurre il rischio di un'epidemia. Gli educatori stanno tenendo corsi di inglese per i bambini e i ragazzi. Stiamo organizzando il trasferimento di tutti nel Villaggio SOS di Gulu, in Uganda. Manca solo l'autorizzazione da parte del Governo del Sud Sudan. Stiamo preparando i documenti necessari. Vivremo a Gulu per un anno, in attesa che si costruisca un nuovo Villaggio SOS a Juba"  -  conclude Aregawi.

"Non possiamo restare qui".
 Angela Ogolla consulente regionale dello sviluppo SOS in Africa spiega: "E' impossibile continuare a stare a Juba. Gli spazi sono ormai congestionati. Ci sono due case vuote nel Villaggio SOS di Gulu, in Uganda. Venti stanze ci consentiranno di accogliere tutti i bambini e i ragazzi. C'è bisogno di sistemare alcune cose: la parte idraulica, riverniciare gli spazi e poi dovremo acquistare letti, sedie, materassi.  A Gulu ci sono grandi spazi dove i bambini potranno giocare e un Centro Medico. Ci stiamo già occupando dell'iscrizione dei ragazzi nelle scuole pubbliche e in quelle SOS. Lo staff di Gulu è molto preparato. Sarà per tutti un importante momento di condivisione e crescita. Alcuni giovani andranno invece in Rwanda"
(R.it)

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