L’ISIS conquista le armi chimiche di Saddam...





 Gli islamisti occupano la struttura dove sono tombate. Secondo gli americani l'unico pericolo è che finiscano contaminati loro


A un centinaio di chilometri a Nord di Baghdad si stende nel deserto il complesso di  al-Muthanna, un tempo fabbrica delle armi chimiche diSaddam e ora cimitero di quel che ne rimane. La sua presa da parte degli estremisti dell’ISIS tuttavia non sembra preoccupare gli statunitensi, secondo i quali là non c’è più nulla di riutilizzabile a fini bellici.

Il sito nel 2002, ai tempi dell'inventario (Photo: GETTY IMAGES)
Il sito nel 2002, ai tempi dell’inventario (Photo: GETTY IMAGES)

UNA STRUTTURA MOLTO CONOSCIUTA - Sullo stato dello stabilimento esiste una descrizione dettagliata sul sito della CIA e una vasta mole di documenti redatti dagli ispettori dell’ONU, descrizioni che sembrano confermare l’opinione della fonte americana che, interpellata in proposito, ha spiegato che il suo timore massimo è che gli stessi jihadisti si possano contaminare e che è davvero improbabile che possano riportare alla luce e riutilizzare i residui di sostanze che sono state tombate in alcuni bunker sotterranei dopo il disarmo dei proiettili che li contenevano.
UN DEPOSITO DI RIFIUTI TOSSICI - Materiale conservato alla rinfusa e sepolto da anni, avanzi recuperati già vecchi del programma che Saddam terminò già all’inizio degli anni ’90 e che gli era servito a produrre tonnellate di agenti chimici che impiegò nella guerra contro l’Iran, a quel tempo con la sostanziale complicità di Washington.
PERICOLO, NON TOCCARE - «Rimaniamo preoccupati dalla cattura di qualsiasi sito militare da parte dell’ISIL, ma non crediamo che il complesso contenga armi chimiche di qualche valore militare e che sarebbe moto difficile, se non impossibile, spostare quei materiali», ha dichiarato Jen Psaki, portavoce del Dipartimento di Stato in una nota scritta. Dichiarazione compatibile con la decisione di non rimuovere le sostanze pericolose ancora presenti, che a lungo britannici e statunitensi hanno ponderato, concludendo che il lavoro sarebbe stato lungo e comunque pericoloso anche impiegando le migliori conoscenze sullo stato dell’arte. Difficile quindi, se non impossibile, ipotizzare che i militanti dell’ISIS s’imbarchino in un’impresa che comunque non li doterebbe di armi chimiche, a solo di rifiuti altamente pericolosi e inquinanti, molto difficili da impiegare efficacemente in battaglia.
(Il Giornalettismo)

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