Crisi Ucraina, rivolte a Est: l'Occidente sta a guardare...
di Anna Lesnevskaya
Oblast orientali nel caos: Mosca e Kiev muro contro muro. Ma l'Ue pensa alla crisi del gas. E gli Usa temporeggiano.
Un Paese spaccato dalla guerra e zavorrato da «una grande instabilità» economica. L'Ucrainafinita sotto la guida dell'oligarca Petro Poroshenko naviga in acque quanto mai agitate. E a riconoscere la gravità della situazione è lo stesso 're del cioccolato'.
LE TENSIONI NON SI ALLENTANO. Il problema dell'Est ribelle va risolto, e al più presto. Su questo concordano non solo i diretti interessati - l'Ucraina e la Russia - ma anche l'Ue e gli Usa che hanno accolto con soddisfazione la vittoria di Poroshenko. Nonostante i segni di distensione tra Kiev e Mosca, che si sono dette pronti al dialogo, le loro posizioni sulle possibili vie d'uscita dalla crisi rimangono molto diverse. Allo stesso tempo l'Ue ha spostato la sua attenzione sul dossier energetico e gli Usa mantengono un profilo basso nonostante la richiesta di un'alleanza militare lanciata da Poroshenko.
ARRIVANO I RINFORZI, I TEMPI SI ALLUNGANO. «Porremo fine a questo orrore», ha promesso l'oligarca, scagliandosi contro i «terroristi» del Donbass «sostenuti» da Mosca. Il suo obiettivo è ambizioso: finire l'operazione antiterrorismo nell'Est non in due o tre mesi, ma in alcune ore. Con la sua vittoria infatti le azioni delle forze ucraine contro i filorussi hanno subito un'accelerazione. Ma i separatisti resistono e l'arrivo di nuovi rinforzi (secondo Kiev, nella notte del 27 maggio hanno varcato le frontiere con la Russia numerosi camion carichi di armi) complica non poco i piani di Poroshenko.
LE TENSIONI NON SI ALLENTANO. Il problema dell'Est ribelle va risolto, e al più presto. Su questo concordano non solo i diretti interessati - l'Ucraina e la Russia - ma anche l'Ue e gli Usa che hanno accolto con soddisfazione la vittoria di Poroshenko. Nonostante i segni di distensione tra Kiev e Mosca, che si sono dette pronti al dialogo, le loro posizioni sulle possibili vie d'uscita dalla crisi rimangono molto diverse. Allo stesso tempo l'Ue ha spostato la sua attenzione sul dossier energetico e gli Usa mantengono un profilo basso nonostante la richiesta di un'alleanza militare lanciata da Poroshenko.
ARRIVANO I RINFORZI, I TEMPI SI ALLUNGANO. «Porremo fine a questo orrore», ha promesso l'oligarca, scagliandosi contro i «terroristi» del Donbass «sostenuti» da Mosca. Il suo obiettivo è ambizioso: finire l'operazione antiterrorismo nell'Est non in due o tre mesi, ma in alcune ore. Con la sua vittoria infatti le azioni delle forze ucraine contro i filorussi hanno subito un'accelerazione. Ma i separatisti resistono e l'arrivo di nuovi rinforzi (secondo Kiev, nella notte del 27 maggio hanno varcato le frontiere con la Russia numerosi camion carichi di armi) complica non poco i piani di Poroshenko.
1. La proposta di Poroshenko: più potere alle autorità locali
- L'oligarca Petro Poroshenko, vincitore delle elezioni presidenziali (Getty).
La soluzione che l'oligarca propone per riunificare il Paese dilaniato dalla guerra civile si riassume in una parola: decentralizzazione. Prevede il rafforzamento del ruolo delle comunità locali e dei deputati regionali. Anche se Kiev, tramite i prefetti, continuerà comunque a controllare la autorità locali che possono essere sciolte se accusate di corruzione o nel caso perdessero il contatto con gli elettori.
La decentralizzazione dovrebbe reggersi anche sulla garanzia di alcuni diritti alla popolazione, tra cui quella dell'Est. «Possiamo proporre loro tante cose, a cominciare dalle garanzie della sicurezza e della difesa dei loro diritti personali, compreso il diritto dell'uso della lingua russa nella regione, anche a livello ufficiale», ha detto Poroshenko, rivolgendosi agli elettori all'indomani delle elezioni presidenziali.
REFERENDUM? NO, ELEZIONI AMMINISTRATIVE. Sul referendum nell'Est il 're del cioccolato' è stato netto: l'idea in sé «non lo spaventa», ma non accetta che il voto si svolga sotto il controllo di uomini armati. Riferimento alla votazione dell'11 maggio promossa dai separatisti filorussi nelle regioni di Donetsk e Lugansk. Invece che un referendum sull'indipendenza, secondo Poroshenko, all'Est serve un'elezione amministrativa per eleggere nuovi rappresentanti locali.
Poroshenko ha ipotizzato un incontro con il presidente russo Vladimir Putin nella prima metà di giugno per discutere la crisi ucraina. Il Cremlino però, nonostante la promessa di riconoscere i risultati delle elezioni presidenziali ucraine, ha frenato. «Putin farà le sue congratulazioni a Poroshenko solo dopo l'ufficializzazione dei risultati», ha detto il 28 maggio il consigliere del leader russo, Yuri Ushakov.
La decentralizzazione dovrebbe reggersi anche sulla garanzia di alcuni diritti alla popolazione, tra cui quella dell'Est. «Possiamo proporre loro tante cose, a cominciare dalle garanzie della sicurezza e della difesa dei loro diritti personali, compreso il diritto dell'uso della lingua russa nella regione, anche a livello ufficiale», ha detto Poroshenko, rivolgendosi agli elettori all'indomani delle elezioni presidenziali.
REFERENDUM? NO, ELEZIONI AMMINISTRATIVE. Sul referendum nell'Est il 're del cioccolato' è stato netto: l'idea in sé «non lo spaventa», ma non accetta che il voto si svolga sotto il controllo di uomini armati. Riferimento alla votazione dell'11 maggio promossa dai separatisti filorussi nelle regioni di Donetsk e Lugansk. Invece che un referendum sull'indipendenza, secondo Poroshenko, all'Est serve un'elezione amministrativa per eleggere nuovi rappresentanti locali.
Poroshenko ha ipotizzato un incontro con il presidente russo Vladimir Putin nella prima metà di giugno per discutere la crisi ucraina. Il Cremlino però, nonostante la promessa di riconoscere i risultati delle elezioni presidenziali ucraine, ha frenato. «Putin farà le sue congratulazioni a Poroshenko solo dopo l'ufficializzazione dei risultati», ha detto il 28 maggio il consigliere del leader russo, Yuri Ushakov.
2. Putin tira dritto: federalizzazione sul modello della Groenlandia
- Il presidente russo Vladimir Putin (Getty).
La Russia è contraria al piano di decentralizzazione proposto dall'oligarca e continua insistere sul concetto di federalizzazione.
Secondo quanto ha svelato il 28 maggio il quotidiano russo Kommersant, il Cremlino ha in mente anche un modello concreto che potrebbe essere applicato alla situazione ucraina. Si tratta dell'isola della Groenlandia, politicamente incorporata nella Danimarca, ma indipendente sul piano economico, tanto che non fa parte dell'Unione europea.
UN PAESE SPACCATO IN DUE. Nei piani di Mosca, ha spiegato al Kommersant il consigliere di Putin Segei Glazyev, la federalizzazione comporterebbe la divisione dell'Ucraina in due tramite una frontiera doganale. Questo permetterebbe, secondo il Cremlino, di riconciliare gli interessi della Russia e dell'Ue in Ucraina. Una parte del Paese così andrebbe verso l'integrazione con l'Ue, mentre l'altra entrerebbe a far parte dell'Unione doganale promossa dalla Russia, e succesivamente dell'Unione economica eurasiatica.
Secondo quanto ha svelato il 28 maggio il quotidiano russo Kommersant, il Cremlino ha in mente anche un modello concreto che potrebbe essere applicato alla situazione ucraina. Si tratta dell'isola della Groenlandia, politicamente incorporata nella Danimarca, ma indipendente sul piano economico, tanto che non fa parte dell'Unione europea.
UN PAESE SPACCATO IN DUE. Nei piani di Mosca, ha spiegato al Kommersant il consigliere di Putin Segei Glazyev, la federalizzazione comporterebbe la divisione dell'Ucraina in due tramite una frontiera doganale. Questo permetterebbe, secondo il Cremlino, di riconciliare gli interessi della Russia e dell'Ue in Ucraina. Una parte del Paese così andrebbe verso l'integrazione con l'Ue, mentre l'altra entrerebbe a far parte dell'Unione doganale promossa dalla Russia, e succesivamente dell'Unione economica eurasiatica.
3. L'Unione europea snobba i disordini a Est: la priorità è il gas
- Il commissario Ue all'Energia, Guenther Oettinger, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel (Getty).
Con l'elezione di Poroshenko pare ormai imminente la sottoscrizione della seconda parte, quella economica, dell'accordo di associazione tra l'Ue e l'Ucraina. Il presidente della Lituania Dalia Grybauskaite ha detto che la firma è nell'agenda del veritice europeo del 26-27 giugno. Per quanto riguarda la soluzione alla crisi, scatenata anche dall'avvicinamento tra Kiev e Bruxelles, l'Ue continua a fare appello al dialogo tra Kiev e l'Est dell'Ucraina. Raccomandazione fatta a Poroshenko il 27 maggio, dopo il vertice informale dell'Ue, dal presidente francese François Hollande, che il 6 giugno è atteso da «un incontro a quattr'occhi» con il presidente russo Vladimir Putin durante le cerimonie di commemorazione dello sbarco alleato in Normandia. Tra i temi ovviamente la crisi ucraina.
LE PRESSIONI DI BRUXELLES. La guerra civile nell'Est dell'Ucraina è però una questione meno calda per Bruxelles rispetto a quella del dossier sulla sicurezza energetica. Come dimostrauno studio della Comissione europea, se ci fosse uno stop delle forniture di gas dalla Russia in inverno «quasi l'intera Ue, eccetto la Penisola iberica e la Francia del Sud, sarebbe verosimilmente toccata in modo diretto». Secondo la proposta ribadita dal commissario Ue all'Energia, Guenther Oettinger, Kiev dovrebbe pagare entro il 30 maggio una parte del debito per il gas di Mosca, ossia 2 miliardi di dollari, per sbloccare il negoziato sulle restanti forniture. Soluzione di fatto già bocciata dall'Ucraina, che prima vuole concordare con Mosca il prezzo del gas («Deve essere di mercato, non politico», ha detto il ministro dell'Energia Yuri Prodan). Senza intesa, Kiev è pronta a ricorrere all'istituto arbitrale della Camera di commercio di Stoccolma.
LE PRESSIONI DI BRUXELLES. La guerra civile nell'Est dell'Ucraina è però una questione meno calda per Bruxelles rispetto a quella del dossier sulla sicurezza energetica. Come dimostrauno studio della Comissione europea, se ci fosse uno stop delle forniture di gas dalla Russia in inverno «quasi l'intera Ue, eccetto la Penisola iberica e la Francia del Sud, sarebbe verosimilmente toccata in modo diretto». Secondo la proposta ribadita dal commissario Ue all'Energia, Guenther Oettinger, Kiev dovrebbe pagare entro il 30 maggio una parte del debito per il gas di Mosca, ossia 2 miliardi di dollari, per sbloccare il negoziato sulle restanti forniture. Soluzione di fatto già bocciata dall'Ucraina, che prima vuole concordare con Mosca il prezzo del gas («Deve essere di mercato, non politico», ha detto il ministro dell'Energia Yuri Prodan). Senza intesa, Kiev è pronta a ricorrere all'istituto arbitrale della Camera di commercio di Stoccolma.
4. L'Ucraina chiede un'alleanza militare: gli Usa prendono tempo
- Il presidente statunitense Barack Obama (Getty).
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è stato tra i primi leader a congratularsi con Poroshenko per la sua vittoria alle elezioni.
L'inquilino della Casa Bianca ha sollecitato riforme rapide per «ricompattare» il Paese e ha promesso sostegno al futuro presidente ucraino.
Una ulteriore discussione della situazione in Ucraina è stata però rimandata all'incontro tra Obama e Poroshenko che dovrebbe svolgersi nell'ambito del tour europeo del presidente americano all'inizio di giugno.
DIFFICILE L'ADESIONE ALLA NATO. Poroshenko, che frena sull'adesione alla Nato, attende da Washington una risposta per quanto riguarda un'alleanza militare tra gli Stati Uniti, l'Ue e l'Ucraina volta a garantire la sicurezza del suo Paese, visto che l'accordo di Budapest del 1994, di cui faceva parte anche la Russia, è venuto meno, secondo Kiev, dopo l'annessione della Crimea.
Il 're del cioccolato' punta sul supporto degli Usa per rinforzare il proprio esercito e sconfiggere i separatisti dell'Est. Nessuna risposta ufficiale è ancora arrivata da Washington, che per il momento preferisce non sbilanciarsi se non a parole. Decisivo potrebbe essere proprio il faccia a faccia di giugno tra Poroshenko e Obama.
L'inquilino della Casa Bianca ha sollecitato riforme rapide per «ricompattare» il Paese e ha promesso sostegno al futuro presidente ucraino.
Una ulteriore discussione della situazione in Ucraina è stata però rimandata all'incontro tra Obama e Poroshenko che dovrebbe svolgersi nell'ambito del tour europeo del presidente americano all'inizio di giugno.
DIFFICILE L'ADESIONE ALLA NATO. Poroshenko, che frena sull'adesione alla Nato, attende da Washington una risposta per quanto riguarda un'alleanza militare tra gli Stati Uniti, l'Ue e l'Ucraina volta a garantire la sicurezza del suo Paese, visto che l'accordo di Budapest del 1994, di cui faceva parte anche la Russia, è venuto meno, secondo Kiev, dopo l'annessione della Crimea.
Il 're del cioccolato' punta sul supporto degli Usa per rinforzare il proprio esercito e sconfiggere i separatisti dell'Est. Nessuna risposta ufficiale è ancora arrivata da Washington, che per il momento preferisce non sbilanciarsi se non a parole. Decisivo potrebbe essere proprio il faccia a faccia di giugno tra Poroshenko e Obama.
Venerdì, 30 Maggio 2014
(Lettera 43)
Commenti