LIBANO...I campi profughi rischiano di collassare...



                                        Rifugiati siriani nella città libanese di Marj (Foto: ONU)

Intervista al sociologo Sari Hanafi: l’arrivo in massa di rifugiati siriani sta stravolgendo i campi e le relazioni sociali libanesi. E il governo di Beirut gira la testa dall’altra parte.

di Alessandro Fava
Beirut, 5 aprile 2014, Nena News – I dodici campi di rifugiati palestinesi in Libano stanno ricevendo migliaia di rifugiati in fuga dalla Siria e la situazione rischia di acuire i problemi sociali e aumentare la povertà endemica di queste aree. Lo dice Sari Hanafi, sociologo e docente dell’Università americana di Beirut (AUB), autore di diversi studi sull’argomento (tra cui “Palestinian Refugees: Identity, Space and Place in the Levant”) e direttore di Idafat, periodico arabo di sociologia. Secondo i dati di metà marzo dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, due milioni e seicentomila siriani hanno lasciato il loro Paese su una popolazione di 23 milioni circa. Il Libano ne ospita la maggior parte (962mila), 584mila sono in Giordania, 630mila in Turchia, 227mila in Iraq, 135mila in Egitto.
“I campi di rifugiati in Libano sono già parecchio affollati e ora lo sono ancora di più con l’arrivo dei siriani. Quel che vedo è che cresce il livello di povertà e si aggravano i problemi sociali. Non so come i campi potranno continuare a confrontarsi con questa situazione”.
I siriani arrivano spesso solo con i loro vestiti addosso. Nei campi la gente cerca di dare vestiti e cibo. Ma come fanno ad affrontare il problema sul lungo periodo?
“Certo ci sono l’Unrwa e altre organizzazioni come l’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite che stanno aiutando i rifugiati ma le risorse a disposizione non sono sufficienti neppure per coprire le necessità base”.
Per di più un quarto dei rifugiati ha meno di 5 anni. Si dice che al momento in Libano per un libanese nato nascano quattro figli di siriani. Non c’è anche il rischio di uno scontro sociale alla lunga anche per il fatto che i lavoratori siriani vengono pagati molto meno e quindi creano un effetto di dumping sul mercato del lavoro?
“L’arrivo dei rifugiati siriani sta avendo diverse conseguenze sulla società libanese. Bisogna anche dire che i siriani, in generale, hanno qualifiche di studio molto basse. Quindi se da un lato non sentiamo parlare di episodi di criminalità, certo c’è un fenomeno nel mercato del lavoro non trascurabile. Insomma il capitalismo libanese sta approfittando dell’arrivo di una massa di lavoratori con una preparazione molto bassa e pronti a lavorare per pochi soldi. Anche se, ricordiamolo, devono ben sopravvivere”.
Lei ha studiato per tanti anni la vita nei campi e ha lavorato molto sulle discriminazioni dei rifugiati palestinesi in Libano, discriminazioni che continuano oggi dopo decenni. Questo si vede anche dal fatto che molti siriani si sono sposati con profughi palestinesi mentre qui in Libano questo succede molto meno. Cambierà qualcosa?
“Sfortunatamente non vedo nessun miglioramento all’orizzonte. Le discriminazioni sono diverse e  gravi. Qui i palestinesi non hanno diritto al lavoro, né alla proprietà. Sembrava che si potesse fare qualcosa per alleviare i problemi dei permessi di lavoro per i palestinesi, ma non sono mai state studiate delle misure effettive, vere. È rimasto tutto nel vago, quindi il numero dei permessi di lavoro per i palestinesi non è cambiato dalla nuova legge del 2010. Sono così pessimista perché non vedo nessun miglioramento, anzi, dopo l’arrivo dei siriani peggiorano le cose e Hezbollah non è pronta a intervenire. Sono sempre sorpreso quando quelli di Hezbollah urlano che i campi palestinesi nascondono terroristi e che lì si nascondono i kamikaze. Hezbollah come Movimento Futuro di Hariri e i parti della destra cristiana contribuiscono a fare di queste aree il rifugio della disperazione, quindi è molto facile trovare là qualcuno pronto a usare il suo corpo per protestare contro la società e lo stato”.
Il rischio è che ai 400 mila rifugiati palestinesi ‘libanesi’ ora si aggiunga  un milione di siriani in Libano senza diritti. Quindi in pratica avremmo un milione e mezzo di cittadini di serie B o Z a fronte di 4 milioni di libanesi. Che cosa ne pensa?
“Esatto. È un buon soggetto di studio. È per questo che siamo qui. Studiamo le conseguenze e lanciamo continui appelli sull’importanza del rispetto dei diritti umanitari, sociali e civili. Certo, l’argomento centrale è come fermare la guerra in Siria e come costringere il regime siriano a iniziare un vero processo di democratizzazione.  Solo così possiamo immaginare di risolvere il problema dei rifugiati siriani. Altrimenti è come dare l’aspirina a un malato grave: non pensiamo a intervenire sulle cause che stanno a monte”.  
(Nena News)

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