L’accusa dell’Onu a Israele: “Ciò che fa a Gaza e Ramallah è apartheid”...
L’americano inviato speciale delle Nazioni Unite Richard Falk punta il dito contro il trattamento imposto dagli israeliani alla popolazione che vive nei Territori: “Una sistematica oppressione nei confronti dei palestinesi
CORRISPONDENTE DA GERUSALEMME
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“Le politiche di Israele nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania equivalgono all’apartheid”: l’atto d’accusa è contenuto nelle 22 pagine del rapporto sui Territori palestinesi redatto da Richard Falk, l’accademico americano inviato speciale delle Nazioni Unite. Il parallelo con l’apartheid nel Sudafrica bianco ai danni della maggioranza nera si spiega, per Falk, “con il fatto che Israele esercita una sistematica oppressione nei confronti del popolo palestinese”. Il motivo è che “i diritti dei palestinesi nei Territori vengono violati da Israele che da un lato prolunga l’occupazione in Cisgiordania e dall’altro pratica la pulizia etnica a Gerusalemme Est”. A Gaza invece, afferma il rapporto di Falk, “l’intera Striscia resta occupata, nonostante il ritiro di Israele nel 2005, grazie ad un blocco terrestre, aereo e marittimo che nuoce in primo luogo ad agricoltori e pescatori”. Da qui il suggerimento di Falk agli Stati membri dell’Onu di “imporre il bando totale alle importazioni da Cisgiordania e Gaza” con un particolare appello a riguardo all’Europa “perché resta il partner commerciale più importante per Israele”. In un capitolo ad hoc, Falk si sofferma su alcune “politiche stile-apartheid” come il fatto di “applicare il diritto civile nei confronti degli abitanti degli insediamenti e quello militare verso i palestinesi”. Oppure “l’effetto combinato di misure che proteggono i cittadini israeliani, facilitano le loro aziende agricole, espandono gli insediamenti e rendono la vita impossibile ai palestinesi”. Il documento di Falk è destinato a rafforzare il movimento a favore del boicottaggio dei prodotti israeliani provenienti dalla Cisgiordania che durante questa settimana svolge attività di protesta in 19 atenei anglosassoni, da Oxford in Gran Bretagna al Michigan negli Stati Uniti”.
“Le politiche di Israele nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania equivalgono all’apartheid”: l’atto d’accusa è contenuto nelle 22 pagine del rapporto sui Territori palestinesi redatto da Richard Falk, l’accademico americano inviato speciale delle Nazioni Unite. Il parallelo con l’apartheid nel Sudafrica bianco ai danni della maggioranza nera si spiega, per Falk, “con il fatto che Israele esercita una sistematica oppressione nei confronti del popolo palestinese”.
Il motivo è che “i diritti dei palestinesi nei Territori vengono violati da Israele che da un lato prolunga l’occupazione in Cisgiordania e dall’altro pratica la pulizia etnica a Gerusalemme Est”. A Gaza invece, afferma il rapporto di Falk, “l’intera Striscia resta occupata, nonostante il ritiro di Israele nel 2005, grazie ad un blocco terrestre, aereo e marittimo che nuoce in primo luogo ad agricoltori e pescatori”. Da qui il suggerimento di Falk agli Stati membri dell’Onu di “imporre il bando totale alle importazioni da Cisgiordania e Gaza” con un particolare appello a riguardo all’Europa “perché resta il partner commerciale più importante per Israele”. In un capitolo ad hoc, Falk si sofferma su alcune “politiche stile-apartheid” come il fatto di “applicare il diritto civile nei confronti degli abitanti degli insediamenti e quello militare verso i palestinesi”. Oppure “l’effetto combinato di misure che proteggono i cittadini israeliani, facilitano le loro aziende agricole, espandono gli insediamenti e rendono la vita impossibile ai palestinesi”. Il documento di Falk è destinato a rafforzare il movimento a favore del boicottaggio dei prodotti israeliani provenienti dalla Cisgiordania che durante questa settimana svolge attività di protesta in 19 atenei anglosassoni, da Oxford in Gran Bretagna al Michigan negli Stati Uniti”.
(La Stampa Esteri)
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