Cosa bisogna sapere sulle elezioni in Afghanistan...





Chi sono i leader che aspirano a guidare il Paese dopo Karzai. Con una novità tutta al femminile.


La settimana di avvicinamento alle elezioni in Afghanistan non è stata tranquilla, così come era immaginabile. L’escalation è arrivata con l‘uccisione di Anja Niedringhaus. Così i 12 milioni di aventi diritto al voto possono decidere in quale direzione (politica) indirizzare il Paese, che prosegue il tragitto verso la democrazia.
I talebani, infatti, hanno pianificato una “strategia del terrore” per boicottare il voto che dovrà nominare il nuovo presidente, raccogliendo l’eredità di Hamid Karzai. Il sistema elettorale è a doppio turno: se uno dei candidati non supera il 50% dei voti validi, si dovrà andare al ballotaggio.
La data dell’eventuale secondo turno non è stata ancora definita, perché la comunicazione dei risultati ufficiali potrebbe richiedere molto tempo (orientativamente dovrebbero arrivare nel mese di maggio), causa del trasporto delle schede dai luoghi più remoti.
Karzai è stato un leader controverso, che ha intessuto un’ampia rete di relazioni che lo hanno reso molto potente, nonostante nelle zone al confine con il Pakistan siano tuttora influenti i leader tribali, spesso conniventi con Al Qaeda e gli stessi talebani. In passato Karzai era definito il “sindaco di Kabul” per la capacità di controllare solo la capitale dell’Afghanistan, ma con il tempo le cose sono in parte cambiate.
I candidati sono undici, ma la rosa dei favoriti è molto ristretta. Riportiamo uno stralcio dell’articolo de ‘il Journal’ sui favoriti (qui il link per leggere il post per intero completo di gallery fotografica).
Una delle personalità di maggiore spicco è l’ex ministro delle Finanze, Ashraf Ghani, che può contare su una buona base elettorale tra le fasce più abbienti. Il problema è la capacità di attrarre voti nelle zone rurali. La sua fama è più di tecnocrate che di politico: l’exploit può riuscire solo attraverso alleanze “spericolate”.
Abdullah Abdullah è sicuramente da inserire nella lista dei possibili vincitori delle elezioni: nel 2009 aveva sfidato Karzai, superando il 30%, ma poi ha deciso di ritirarsi denunciando brogli. Il sostegno dell’Alleanza del Nord, il movimento che ha guidato la liberazione dai talebani, gli conferisce grande popolarità.
Zalmay Rassoul è l’esponente scelto dall’attuale sistema di potere per cercare la continuità. Dopo essere stato ministro degli Esteri punta a diventare presidente dell’Afghanistan. Qayum Karzai si è ritirato proprio per sostenere Zalmay Rassoul con la benedizione di Hamid Karzai.
Abdul Rassoul Sayyaf è visto con sospetto dall’Occidente: è stato un mujaheddin ai tempi della guerra contro l’Unione Sovietica, ma successivamente ha sposato la causa di Bin Laden. Poi ha scelto la linea anti-talebana. Di certo ha l’etichetta di islamista radicale.
Gul Agha Sherzai non ha un curriculum immacolato: in passato è stato accusato di corruzione e di aver alimentato i traffici di droga. La sua promessa elettorale è quella di una ricostruzione dell’Afghanistan con una faraonica operazione di investimento pubblico per l’edilizia.
Zalmay Rassoul è stato protagonista per aver lanciato Habiba Sarobi come possibile prima vicepresidente del Paese. Il ruolo delle donne è stato molto discusso in questa campagna elettorale: i candidati hanno strizzato l’occhio all’elettorato femminile, facendo registrare un cambio di passo nel dibattito politico afghano.
(Il Journal)

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