Afghanistan al voto con l'incubo della violenza...





Circa 12 milioni di elettori chiamati a scegliere il successore del presidente Karzai. Alla vigilia le minacce dei talebani e l'uccisione della fotoreporter dell'Ap Anja Niedringhaus. Rigidissime misure di sicurezza, mobilitati 195.000 uomini. Ma il dieci per cento dei seggi non apriranno

KABUL - In un clima avvelenato dalle minacce dei talebani e dall'uccisione della fotoreporter tedesca dell'Ap Anja Niedringhaus, in Afghanistan si sono aperti i seggi per il primo turno delle elezioni presidenziali. Nonostante il freddo e la pioggia, nella capitale Kabul lunghe code di uomini e donne si sono formate già alle 6 (le 3.30 italiane), un'ora prima dell'inizio delle operazioni di voto che si concluderanno alle 16 ora locale. Circa 12 milioni di afgani sono chiamati a scegliere tra otto candidati il successore del presidente Hamid Karzai, che per 13 anni ha guidato le sorti del Paese. Malgrado siano mobilitati 195.000 uomini delle forze di sicurezza, si calcola che 748 seggi su 6.770 - oltre il dieci per cento - rimarranno chiusi per non mettere a repentaglio la vita degli elettori e degli scrutatori. Oltre al timore di violenze, sulla consultazione pesa anche il sospetto di brogli, già manifestato apertamente da alcuni candidati.

Le rigidissime misure di sicurezza adottate a Kabul hanno causato difficoltà per gli spostamenti, perché molte strade del centro sono state chiuse al traffico. Tra l'altro le autorità hanno sospeso fino a questa sera il servizio di sms per i cellulari, per impedire la diffusione di messaggi elettorali, proibiti dalla legge durante le operazioni di voto.

Alle 8 ha votato anche Karzai. Prima di inserire le schede (per presidenziali e provinciali) nelle urne, il capo dello Stato uscente ha detto che "il voto porterà una vita più prospera per i nostri figli e le generazioni future".

Sebbene i candidati siano otto, la sfida è a tre: Abdullah Abdullah, padre di etnia pashtun e madre tagika, è acerrimo avversario di Karzai, del cui governo fece parte fino al 2006; Zalmai Rassoul, pashtun, ex ministro degli Esteri che gode dell'appoggio non dichiarato di Karzai, è l'unico ad avere inserito una donna tra i suoi due vice; Ashraf Ghani, pashtun, intellettuale che ha insegnato negli Stati Uniti e ha lavorato per la Banca mondiale, considerato troppo al di fuori delle logiche tribali. Se nessuno raggiungerà il 50% più uno dei voti in questo primo turno, un ballottaggio fra i due che avranno ottenuto più consensi si svolgerà in una data, probabilmente a maggio, che sarà fissata dalla Commissione elettorale indipendente (Iec). La lunghezza del processo elettorale è un altro fattore che alimenta sospetti e timori: il passaggio di consegne potrebbe non essere confermato prima di ottobre, lasciando poco margine per completare l'accordo con Washington e Bruxelles per mantenere nel Paese, seppur sotto forma di addestratori, un contingente dopo che il grosso avrà completato il ritiro.
(Repubblica.it)

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