Siria, la guerra si combatte (anche) in Libano...
di Mauro Pompili
da Beirut
È sempre più un fatto di cronaca quotidiana il coinvolgimento del Libano nella guerra siriana. Un coinvolgimento fatto di episodi bellici e di morti che va ben oltre l’impegno militare nel Paese di Bashar al Assad dei militanti di Hezbollah e la presenza di 1 milione di rifugiati nel Paese.
A Tripoli, la più importante città del Nord del Libano, non si fermano gli scontri a fuoco tra sostenitori e oppositori del presidente siriano. Solo nell’ultima settimana la conta dei morti s'è fermata a 22 vittime (le ultime due sono state uccise venerdì dì 21 marzo), mentre i feriti sono 153.
Pochi chilometri più a Est, sempre in prossimità del confine siriano vicino ad Arsal, i razzi e bombe non sono solo un'eco della guerra civile, ma provocano quasi quotidianamente vittime e feriti.
RIBELLI SIRIANI IN LIBANO. Dopo la caduta di Yabroud molti miliziani siriani si sono rifugiati nella città, che da alcuni giorni è quasi isolata dal resto del Paese da un cordone di sicurezza dell'esercito, nel tentativo di arginare l’ingresso dei ribelli nel Paese.
La sottile e permeabile linea di frontiera di Wadi Khaled, dopo che l’esercito siriano ha conquistato Krak dei Cavalieri, è stata attraversata da un numero imprecisato di ribelli. Fonti che vogliono restare anonime hanno affermato che più di 500 feriti sono stati accolti nei centri medici della zona.
La sicurezza libanese ha riferito di avere notizia di almeno 15 automobili imbottite di esplosivo entrate in Libano, pronte per diversi attentati.
RAFFORZARE TUTTO IL PAESE. La domanda d’obbligo è quali sono le intenzioni del governo libanese? È davvero determinato a riprendere il controllo di queste zone e a garantire sicurezza nel Paese?
In un incontro ai massimi livelli dei comandanti dell’esercito e dei responsabili della sicurezza è stato deciso di rafforzare la cooperazione tra i doversi servizi e intraprendere ulteriori azioni con un piano comune per ripristinare la stabilità e la sicurezza in tutto il Libano.
I risultati, però, non sono ancora arrivati.
A Tripoli, la più importante città del Nord del Libano, non si fermano gli scontri a fuoco tra sostenitori e oppositori del presidente siriano. Solo nell’ultima settimana la conta dei morti s'è fermata a 22 vittime (le ultime due sono state uccise venerdì dì 21 marzo), mentre i feriti sono 153.
Pochi chilometri più a Est, sempre in prossimità del confine siriano vicino ad Arsal, i razzi e bombe non sono solo un'eco della guerra civile, ma provocano quasi quotidianamente vittime e feriti.
RIBELLI SIRIANI IN LIBANO. Dopo la caduta di Yabroud molti miliziani siriani si sono rifugiati nella città, che da alcuni giorni è quasi isolata dal resto del Paese da un cordone di sicurezza dell'esercito, nel tentativo di arginare l’ingresso dei ribelli nel Paese.
La sottile e permeabile linea di frontiera di Wadi Khaled, dopo che l’esercito siriano ha conquistato Krak dei Cavalieri, è stata attraversata da un numero imprecisato di ribelli. Fonti che vogliono restare anonime hanno affermato che più di 500 feriti sono stati accolti nei centri medici della zona.
La sicurezza libanese ha riferito di avere notizia di almeno 15 automobili imbottite di esplosivo entrate in Libano, pronte per diversi attentati.
RAFFORZARE TUTTO IL PAESE. La domanda d’obbligo è quali sono le intenzioni del governo libanese? È davvero determinato a riprendere il controllo di queste zone e a garantire sicurezza nel Paese?
In un incontro ai massimi livelli dei comandanti dell’esercito e dei responsabili della sicurezza è stato deciso di rafforzare la cooperazione tra i doversi servizi e intraprendere ulteriori azioni con un piano comune per ripristinare la stabilità e la sicurezza in tutto il Libano.
I risultati, però, non sono ancora arrivati.
Escalation di violenza: l'esercito fatica a riportare la calma
A Tripoli i combattimenti tra le fazioni si intensificano e l’esercito è dovuto intervenire in diverse occasioni nel tentativo di riportare la calma.
In seguito alle incursioni siriane a Wadi Khaled ci sono state diverse manifestazioni con pesanti blocchi stradali. Nel campo profughi palestinesi di Badawi, vicino a Tripoli, le strade sono state bloccate e alcuni veicoli incendiati.
Nella Valle della Bekaa, dove l’aviazione siriana ha condotto alcuni raid ad Ajram in Jurd Arsal, l’esercito ha rafforzato la sua presenza ad Arsal e Laboué. Qui sono stati arrestati cinque siriani membri del Fronte al Nousra.
LA POLITICA SI DIVIDE. Divisi su tutto, almeno a parole, gli esponenti politici libanesi sembrano concordare sull’importanza di ristabilire la sicurezza e la stabilità in tutto il Paese. Troppo diverse sono, però, le strategie proposte, che rispecchiano appieno le profonde divisioni dei gruppi.
Il fronte del '14 marzo', guidato da Hariri che appoggia l’opposizione siriana, vede nella partecipazione di Hezbollah al conflitto la causa delle tensioni in Libano. Dall’altra parte il blocco '8 marzo', con Hezbollah e i cristiani di Aoun che appoggia il governo di Assad, ritiene che il sostegno dato alla rivolta e ai gruppi integralisti sia la causa dell’instabilità.
ZONE OFF LIMITS. Al di là delle dichiarazioni di principio, si assiste a una sorta di immobilità, che per ora ha come unico risultato quello di far vivere il Paese in una tensione costante e crescente.
Anche muoversi fuori della capitale, Beirut, è complesso. In alcune regioni non si può entrare, in altre e sconsigliabile passare e in alcune zone si ha paura ad andare.
Intanto, chi non sente il peso della grave crisi economica continua a riempire i ristoranti e ad affollare i centri commerciali delle città. Si continua a mangiare e a ballare, come sul Titanic nelle prime ore dopo l’urto con l’iceberg.
In seguito alle incursioni siriane a Wadi Khaled ci sono state diverse manifestazioni con pesanti blocchi stradali. Nel campo profughi palestinesi di Badawi, vicino a Tripoli, le strade sono state bloccate e alcuni veicoli incendiati.
Nella Valle della Bekaa, dove l’aviazione siriana ha condotto alcuni raid ad Ajram in Jurd Arsal, l’esercito ha rafforzato la sua presenza ad Arsal e Laboué. Qui sono stati arrestati cinque siriani membri del Fronte al Nousra.
LA POLITICA SI DIVIDE. Divisi su tutto, almeno a parole, gli esponenti politici libanesi sembrano concordare sull’importanza di ristabilire la sicurezza e la stabilità in tutto il Paese. Troppo diverse sono, però, le strategie proposte, che rispecchiano appieno le profonde divisioni dei gruppi.
Il fronte del '14 marzo', guidato da Hariri che appoggia l’opposizione siriana, vede nella partecipazione di Hezbollah al conflitto la causa delle tensioni in Libano. Dall’altra parte il blocco '8 marzo', con Hezbollah e i cristiani di Aoun che appoggia il governo di Assad, ritiene che il sostegno dato alla rivolta e ai gruppi integralisti sia la causa dell’instabilità.
ZONE OFF LIMITS. Al di là delle dichiarazioni di principio, si assiste a una sorta di immobilità, che per ora ha come unico risultato quello di far vivere il Paese in una tensione costante e crescente.
Anche muoversi fuori della capitale, Beirut, è complesso. In alcune regioni non si può entrare, in altre e sconsigliabile passare e in alcune zone si ha paura ad andare.
Intanto, chi non sente il peso della grave crisi economica continua a riempire i ristoranti e ad affollare i centri commerciali delle città. Si continua a mangiare e a ballare, come sul Titanic nelle prime ore dopo l’urto con l’iceberg.
Venerdì, 21 Marzo 2014
(Lettera 43)
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