Siria: uccidetene quanti più è possibile...
By Vito DiVentura
Questo sembra essere l’ordine impartito, in conformità alla sempre valida vecchia strategia: bisogna sedersi al tavolo delle trattative da una posizione di vantaggio. Di norma, in guerra, la posizione di vantaggio è la conquista di territori o l’indebolimento del nemico.
Nel caso della Siria sta succedendo esattamente questo. Da quando sono iniziati i colloqui di pace, con la comunità internazionale che canta vittoria per avere fatto sedere fianco a fianco i due contendenti, le forze governative che sostengono il Presidente Bashar al-Assad hanno aumentato il numero e l’intensità dei bombardamenti. Lo scopo è chiaro: annientare i ribelli, oppure, in alternativa, cacciarli dalle città occupate.
Secondo i dati dell’Osservatorio Britannico per i Diritti Umani in Siria, a partire dal 22 gennaio di quest’anno sono morti ben 230 persone al giorno, nelle ultime 3 settimane le vittime sono state 4.959, di cui 515 sono donne e bambini. Dall’inizio dei combattimenti, nel 2011, invece il numero totale è di oltre 136.000, di cui, secondo il rapporto, un terzo delle vittime sono civili.
Ieri l’Esercito e i loro alleati, gli Hezbolah libanesi, hanno attaccato la città di confine Yabroud, a metà strada tra la capitale Damasco e Homs, mentre i ribelli si preparavano a resistere all’offensiva terrestre. Allo stesso tempo, era l’ultimo dei 3 giorni di tregua per consentire l’ingresso di aiuti umanitari e l’evacuazione dei civili dalla città di Homs, da tempo sotto assedio.
La battaglia per Yabroud fa parte della più ampia “Battaglia per Qalamoun”, la regione montagnosa che collega Damasco al vicino Libano e consente anche il controllo della strada che porta alla regione costiera a maggioranza Alawita, l’etnia di Assad.
Intanto a Ginevra le trattative si sono in pratica arenate. Le opposizioni chiedono l’intervento delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco e consentire l‘espulsione di tutti gli stranieri che combattono in Siria. In realtà, quanti siano le fazioni in campo oggi non è facile stabilirlo. Di certo è che alle forze originarie contro il governo Assad si sono uniti gruppi provenienti da tutto il mondo. In particolare, i cosiddetti ribelli comprendono gli Islamisti anti-Occidentali, attualmente in maggioranza, i gruppi pro-Occidentali e quelli finanziati dal mondo arabo. Dall’altra parte sono schierate le forze governative che sostengono il Presidente Assad, gli Hezbollah e i combattenti ausiliari Iraniani.
I progressi fatti dalle forze governative tuttavia non hanno portato ad una vittoria e, per dirla con le parole del capo dell’Intelligence Americana, James Clapper, la situazione è entrata in una fase di “prolungato stallo che espanderà il disastro apocalittico” in Siria. E a giudicare dal numero dei morti, dei feriti, degli rifugiati e degli sbandati è drammaticamente vero.
di Vito Di Ventura
(ItalNews.info)
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