Guerra in Siria: Arsal, l'ultimo rifugio della popolazione Oltre 35 mila persone in fuga dalle bombe del regime. Ma in Libano i campi profughi sono pieni. E la convivenza è difficile....





di Mauro Pompili

da Arsal (Libano)

Il fuoco di artiglieria pesante e le bombe dei raid aerei sempre più frequenti sul lato siriano della frontiera Nord Est del Libano risuonano pesantemente nella cittadina di Arsal. I boati sordi delle esplosioni spaventano gli abitanti e li avvisano che devono prepararsi ad accogliere una nuova ondata di profughi.
Sotto tiro è soprattutto Yabroud, una delle principali città della regione di Qalamoun, sotto il controllo dei ribelli dall'inizio del 2013: un luogo strategico per il conflitto in Siria perché è un importante base per i rifornimenti che arrivano grazie al contrabbando tra i due Paesi.
RIPRESI I COMBATTIMENTI. Il regime di Bashar al Assad aveva lanciato una prima offensiva nella Regione, che si estende per 70 chilometri lungo il confine con il Libano, nel mese di novembre. L’attacco è stato temporaneamente sospeso in dicembre, perché le truppe governative erano impegnate a combattere per il controllo della città di Adra al-Ommaliyeh. Ma ora la battaglia è ricominciata.
I violenti bombardamenti su Yabroud sono preceduti dagli annunci lanciati dai megafoni dell’esercito governativo che invitano i residenti dei villaggi vicini a lasciare le loro case, se vogliono mettersi al sicuro.
LA FUGA DAI VILLAGGI. «Eravamo nella moschea del villaggio», racconta a Lettera43.it Abu Ali al-Zhouri, 70 anni, «quando abbiamo sentito la voce che ci invitava a evacuare. Stavano per iniziare i bombardamenti contro le postazioni dei ribelli. Se avessimo voluto restare vivi avremmo dovuto fuggire il prima possibile».
Dopo aver ascoltato l’annuncio gli abitanti del villaggio hanno raccolto in fretta poche cose e si sono messi in marcia verso Arsal. Zhouri ha raggiunto la cittadina da poco, passando con la sua famiglia per impervi sentieri di montagna.
L'ACCOGLIENZA DI ARSAL. «La gente di Arsal ci ha accolto, ma abbiamo dovuto trascorrere la notte in una tenda, mentre tante altre famiglie con i bambini l'hanno dovuta trascorrere nelle auto perché non c’era posto né all'interno del villaggio né nelle tendopoli che lo circondano».
Circa 240 famiglie sono entrate nella città solo negli ultimi due giorni, secondo il vicesindaco Ahmad Fliti. Ora residenti e funzionari locali si stanno preparando per molti altri arrivi.
OLTRE 25 MILA PROFUGHI. Secondo l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) nella cittadina ci sono più di 25 mila profughi regolarmente registrati. Arsal potrebbe vedere presto la popolazione di rifugiati superare quella dei residenti. Ma forse c'è già stato il sorpasso: le autorità locali, infatti, assicurano che migliaia di profughi non si sono registrati. Molti sono sfuggiti ai registri dell'Onu perché temono di essere catturati, perché parenti di ribelli o con familiari detenuti nelle carceri siriane. Tra questi invisibili anche membri dell'Esercito siriano libero, arrivati in Libano per curarsi, per riposare qualche giorno o vedere le famiglie prima di tornare a combattere.

La popolazione sostiene la rivolta siriana, ma crescono le tensioni

La popolazione di Arsal, a forte maggioranza sunnita, sostiene apertamente la rivolta siriana e, anche per questo, finora non è mai venuta meno all’impegno umanitario. Ora, però, le tensioni stanno crescendo e potrebbero finire fuori controllo.
Sempre di più gli abitanti delle città di confine del Libano sono preoccupati per la loro sicurezza, e la tensione sociale sale. Inoltre, la maggior parte dei rifugiati arriva nelle aree più povere del Paese, acuendo le croniche e pesanti insufficienze dei servizi e delle infrastrutture pubbliche.
PROBLEMI DI ACCOGLIENZA. «Le strade, le piazze e le moschee sono piene di donne, uomini e bambini rifugiati di tutte le età», ha detto Merhi Khaled, operatore umanitario ad Arsal.
«Per lo smisurato aumento della popolazione ci sono frequenti blackout di energia elettrica, continue perdite nel sistema fognario e manca l’acqua potabile», prosegue, «sempre di più aumentano i diverbi e litigi tra i rifugiati e con i residenti. Si litiga per lo spazio dove piantare una tenda, per l'affitto elevato di una stanza, per la fila dell’acqua o per una razione alimentare, ma anche per un piccolo incidente stradale».
PANICO PER LE AUTOBOMBA. Anche muoversi ad Arsal è diventato un problema. «I rifugiati hanno portato con loro centinaia di auto e di moto, che stanno soffocando le strade strette della nostra città. E sono aumentati anche i furti», ha dichiarato recentemente Fliti. Questo ha indotto il Consiglio comunale a emanare un’ordinanza che vieta ai profughi di guidare in città. «Non è solo per il traffico e i furti, abbiamo anche paura delle autobomba», ha spiegato il vicesindaco
IMPOSTO IL COPRIFUOCO. Le preoccupazioni per la sicurezza non sono limitate ad Arsal, ma ormai sono diffuse. Così, sono in crescita le cittadine libanesi che hanno imposto il coprifuoco nel tentativo di evitare furti e disordini nelle ore notturne.
«I rifugiati hanno portato con loro la guerra», dice Hujair, maestro in un villaggio del Nord del Libano, «per colpire i ribelli nascosti l’esercito siriano bombarda i quartieri delle città che li ospitano. Così sono morti due membri della mia famiglia».
UNA BARRIERA SUL CONFINE. Le paure maggiori sono soprattutto nelle aree di frontiera con la Siria. Zone diventate franche per il traffico di merci, di uomini e di armi. Sono anche le strade da cui passano le autobomba che arrivano in Libano. Diverse già intercettate dalle forze di sicurezza e qualcuna già esplosa per errore nei villaggi di Maqneh e Maamoura.
Nel tentativo di contrastare questi traffici e di aumentare la sicurezza l'esercito libanese ha innalzato una barriera di 25 chilometri lungo il confine che si estende da Al-Qaa e Ras Baalbek verso Arsal. Per ora regge, ma chissà per quanto.
Giovedì, 13 Febbraio 2014
(Lettera 43)

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