Strage di Lampedusa, i superstiti accusano un “carceriere” palestinese
Inizierà il 3 febbraio, dinanzi al Gip di Palermo Giuliano Castiglia, la discussione sulla richiesta di rito abbreviato del somalo Mouhamud Muhidin, uno dei responsabili di un’organizzazione internazionale che intercettava i migranti provenienti dall’Africa, facendoli arrivare poi a Lampedusa.
Muhidin è accusato di sequestro di persona a scopo di estorsione all’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento della immigrazione clandestina, dalla tratta di persone alla violenza sessuale. Ieri dinanzi al gip Giangaspare Camerini si è chiuso l’incidente probatorio nell’ambito del quale i sopravvissuti siriani del tragico sbarco del 3 ottobre a Lampedusa – in cui trovarono la morte 366 persone – e del successivo dell’11 ottobre hanno rivissuto quei momenti, guardando in faccia un altro dei carcerieri, sotto processo: il palestinese Attour Abdalmenem.
“Quando oramai la barca era quasi del tutto affondata e abbiamo visto i mezzi della Guardia costiera e Lampedusa abbiamo gridato: Inshallah! Credevamo che sarebbe stata una traversata tranquilla. Avevamo con noi documenti, passaporti e soldi. Abbiamo pagato tra i 1800 e i 2000 euro. Ci era stato detto che ci sarebbe stata una barca da 40 posti, solo per noi siriani. Ci avevano detto che avremmo avuto da mangiare e da bere. Invece, quando abbiamo visto uomini con le mitragliatrici sulla costa libica abbiamo capito. Ci hanno rubato tutto e ci hanno ammassato su una carretta, tutti seduti, senza poterci muovere”. I siriani hanno confermato che il palestinese, indicandolo, un trafficante di esseri umani e che avevano pagato a lui il viaggio per l’Italia. Anche Abdalmenem ha quindi scelto di avvalersi del rito abbreviato...
(Blog Sicilia)
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