Siria: sempre piu' vittime con armi convenzionali Parla capo team universitario impegnato a documentare crimini...
(di Lorenzo Trombetta)
(ANSAmed) - BEIRUT - I crimini commessi in Siria con armi convenzionali contro civili, in particolare donne e bambini, sono aumentati dall'attacco chimico compiuto nella regione di Damasco quattro mesi fa: è quanto emerge dal monitoraggio delle violenze della guerra condotto da una squadra internazionale di decine di giuristi e inquirenti, che da due anni lavora in coordinamento con l'Onu e la Corte penale internazionale.
A capo di questo team c'è David Crane, già procuratore capo del Tribunale internazionale per la Sierra Leone e docente alla facoltà di Legge dell'Università di Syracuse di New York.
"Finora abbiamo documentato crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi in Siria da entrambe le parti. Rispetto al 2011 ormai il Paese è una palude di sangue in cui operano in molti. E in modo sempre più cruento", afferma Crane in una conversazione telefonica con l'ANSA. L'equipe guidata dal giurista americano e formata da esperti di "altissimo profilo", lavora dall'autunno 2011 alla raccolta di prove che possano servire da base per creare un tribunale speciale per i crimini commessi nella guerra siriana. La loro azione si svolge nell'ambito del Syrian Accountability Project (Sap), "un lavoro di gruppo, un ponte tra la raccolta delle prove e la creazione del tribunale".
L'iniziativa era nata pochi mesi dopo l'avvio, nella primavera del 2011, della sanguinosa repressione militare condotta dalle forze del presidente Bashar al Assad contro le massicce e allora inedite manifestazioni popolari anti-regime scoppiate sull'onda delle altre rivolte in Nordafrica e Medioriente. "All'epoca siamo stati stimolati dal Consiglio nazionale siriano", afferma il giurista, riferendosi al primo nucleo di oppositori siriani in esilio formatosi nel novembre 2011 e confluito un anno dopo nella più ampia - ma ormai sempre più frammentata e delegittimata - piattaforma delle opposizioni basata in Turchia. "Ci coordiniamo con l'Alto commissariato Onu per i diritti umani e siamo in contatto con la Corte Penale Internazionale, con membri del Congresso americano e dell'amministrazione Usa", aggiunge. "Con noi collaborano anche diverse organizzazioni non governative straniere, tra cui No Peace Without Justice", fondata dall'attuale ministro degli esteri italiano Emma Bonino. Crane precisa che si raccolgono prove su crimini commessi non solo da Assad e dai suoi, ma da tutti gli attori coinvolti,
compresi i ribelli e tutti gli attori non siriani. "Lavoriamo rispettando il principio di equità". Ma a quali fonti si attinge per la raccolta di prove? "Monitoriamo giornalmente quel che avviene nella guerra mentre questa è in corso. Mappiamo il conflitto e seguiamo i vari indizi a tutti i livelli possibili.
Verifichiamo le testimonianze incrociando i resoconti che ci vengono dalle diverse fonti. E' una sfida continua perché c'è una mole oceanica di informazioni. "A questo stadio -- prosegue Crane - non posso fare nomi di presunti responsabili dei crimini o indicare episodi specifici,
ma posso dire che rispetto all'inizio del lavoro la situazione è cambiata. Prima c'era il regime e i ribelli. Adesso gli attori si sono moltiplicati". Sul tipo di tribunale che potrebbe essere creato, il professor Crane dice di non potersi sbilanciare. "In ogni caso bisognerà attendere la completa fine delle ostilità per avviare le pratiche di creazione della corte".
Ma può Bashar al Assad o i ribelli esser accusati di crimini e al tempo stesso essere considerati partner legittimi per la soluzione politica del conflitto? "Il fatto che si arrivi a una soluzione politica prima della giustizia non è un fatto negativo in sè", risponde Crane. "Quel che è importante è che prima o poi sia fatta giustizia per le vittime. Dietro la creazione di ogni tribunale c'è sempre una decisione politica. Se questa dovesse esserci, noi potremmo offrire il materiale su cui stiamo lavorando"...
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