Siria. Sì dell’Opac alla distruzione delle armi chimiche. Albania: no qui...
Al via libera al piano da parte dell’Organizzazione dell’Onu che ha sovrinteso alle operazioni di individuazione e catalogazione dell’arsenale siriano fa da contraltare il rifiuto dell’ultimo minuto, venuto da Tirana, a offrire il proprio territorio per l’eliminazione dello stesso. Intanto, sul terreno continuano le operazioni militari. Le forze governative avanzano ad Aleppo e a Nord di Damasco. Gli attivisti dell’opposizione esprimono preoccupazione per le condizioni dei civili. Molti in fuga...
ROMA- Nella difficile crisi siriana si apre un nuovo capitolo relativo alle armi chimiche. A scriverlo l’Albania che, all’ultimo momento, si è tirata indietro rispetto all’impegno di distruggere sul proprio territorio le armi chimiche sequestrate in Siria. L’annuncio, dato dal primo ministro albanese Edi Rama, è arrivato nella stessa giornata in cui all’Aja l’Opac, l'Organizzazione dell’Onu per la Proibizione delle Armi chimiche, ha approvato un piano per la distruzione delle armi chimiche siriane. Non è chiaro tuttavia dove questo potrà materialmente avvenire, dopo il rifiuto di Tirana. Il piano dell'Opac prevede che "le armi chimiche siriane siano trasportate fuori dal Paese per assicurare la loro distruzione nel modo più rapido e sicuro entro il 30 giugno 2014". Le sostanze chimiche più pericolose dovranno essere portate via dalla Siria entro il 31 dicembre, e tutte le altre entro il 5 febbraio, eccetto l'isopropanolo (uno dei due agenti del gas sarin). Il piano Opac prevede poi la distruzione degli impianti fra il 15 dicembre e il 15 marzo prossimi.
Nel Paese mediorientale continuano, intanto, i combattimenti tra le forze fedeli ad Assad e gli oppositori al suo regime. Le forze del governo siriano stanno avendo la meglio sui ribelli nelle zone attorno ad Aleppo, nel Nord della Siria. A riferirlo sia i media di Stato, sia gli attivisti. La televisione di Stato, commentando l’avanzata delle truppe di Damasco, ha affermato che rappresenta un passo fondamentale per ''ripulire l'area dai terroristi e liberare l'aeroporto di Aleppo'' chiuso dallo scorso anno. Con il termine 'terroristi' il regime siriano indica tutti coloro che si battono per la deposizione di Assad.
Guardando a un altro fronte, a Nord di Damasco, gli attivisti dell'opposizione siriana hanno espresso preoccupazione per le condizioni dei civili che vivono nella zona di al-Qalamoun, vicino alla Capitale, dove le truppe di governo, sostenute dai miliziani libanesi sciiti di Hezbollah, hanno lanciato un'offensiva su larga scala. Secondo il racconto dei testimoni citati dall'agenzia di stampa Dpa, numerosi rifugiati siriani sono fuggiti nella città di Arsaal, nel Libano orientale al confine con la Siria, per l'aumento delle violenze in patria. La battaglia di al-Qalamoun, compresa tra la Capitale siriana e la provincia di Homs, è decisiva per l'esercito di Assad che, secondo testimoni, per questo scontro ha 'arruolato' 15mila miliziani del suo alleato libanese Hezbollah...
(GRR RaiGiornaleradio)
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