L’allarme dell’Onu sulla Siria: «La metà dei profughi sono bambini»...


Circa 70mila famiglie vivono senza padre e oltre 3.700 minori senza genitori debbano lavorare in nero pur essendo giovanissimi. La maggior parte dei 680 bazar del campo profughi di Zaatari, in Giordania, impiega piccoli tutto fare
I rifugiati siriani sono una marea che monta trascinandosi dietro il passato ma anche il futuro del paese dilaniato dalla guerra civile. Almeno la metà di loro sono bambini, denuncia oggi il rapporto dell’agenzia Onu per i rifugiati (UNHCR) «Il futuro della Siria - Bambini rifugiati in crisi». Vale a dire che su 2,2 milioni ufficialmente riparati in Giordania, Libano, Turchia, Egitto o dovunque sia possibile arrivare, ce ne sono 1,1 milioni minori di 18 anni (il 75% di loro ha addirittura meno di 12 anni).  

L’allarme dell’UNHCR si aggiunge alla richiesta d’aiuto delle organizzazioni non governative presenti sul territorio che fronteggiano, sole, un’emergenza senza pari. Ma delinea anche la graduale abitudine all’annichilimento di un popolo costretto a mandare suoi figli di 7 anni a lavorare nei campi, nelle fattorie, nei negozi, piccoli “danni collaterali” del conflitto che invece di sedere sui banchi di scuola provvedono ai bisogni economici degli adulti sgobbando per pochi dollari al giorno. 

I ricercatori dell’Onu stimano che circa 70mila famiglie vivano senza padre e oltre 3.700 minori senza genitori debbano lavorare in nero pur essendo giovanissimi. La maggior parte dei 680 bazar del campo profughi di Zaatari, in Giordania, impiega piccoli tutto fare. 

«Se non agiremo rapidamente una generazione di innocenti diventerà la vittima di lungo periodo di questa orribile guerra» dichiara l’Alto Commissario Onu per i Rifugiati Antonio Guterres. «Il mondo deve agire per salvare una generazione dalla catastrofe» incalza l’inviata speciale dell’UNHCR Angelina Jolie. L’impegno della comunità internazionale per la distruzione dell’arsenale chimico di Damasco non ha impedito che in Siria si continuasse a raccogliere i pochi vestiti per scappare e a morire (al ritmo di 100 persone al giorno). 

Mentre in Siria infuria la battaglia che ha già ucciso 130 mila persone tra cui 11 mila bambini, fuori dalla Siria si muore in vita. Le condizioni dei profughi, molti dei quali provenienti dalla media borghesia e precipitati nell’inferno del nulla quotidiano, sono prostranti, isolamento, esclusione, lotta senza quartiere per la sopravvivenza, garage in affitto divisi da tre o quattro famiglie. Se una generazione è stata cancellata dalla guerra, iniziata pacificamente come protesta contro il regime di Assad nel lontanissimo marzo del 2011, un’altra rischia di restare invisibile, fantasma senza riposo destinato a turbare i sonni dell’occidente troppo distante. Un’altra recente indagine dell’Onu sulla situazione in Libano rivela un calo allarmante nelle registrazioni all’anagrafe: il 77% dei 781 neonati presi in considerazione non ha certificato di nascita. ...
(La Stampa.it)

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