Homs, quando ad uccidere sono l’aria e l’acqua...(video)

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1 novembre 2013 – Homs, quartieri assediati della città vecchia
962 giorni dall’inizio della repressione in Siria – 510 giorni di assedio a Homs
Fermarsi a prendere in considerazione questi numeri e a riflettere sul loro significato sarebbe sufficiente per indignarsi, provare orrore e rendersi conto delle dimensioni di un dramma che ha colpito al cuore un popolo intero. Un tunnel che sembra non avere uscita.
Ma si può andare anche oltre ai numeri, arrivare all’interno di Homs grazie alla rete e vedere coi propri occhi cosa significa per i civili, vivere, anzi, sopravvivere in condizioni a dir poco disperate. Il video è stato girato all’interno della zona assediata che comprende 14 quartieri; parla Omar Al Tellawe, forse il primo citizen reporter siriano a comparire in video a volto scoperto già nel 2011, per raccontare dalle strade di Homs la tragedia dei civili lasciati soli dal resto del mondo, sfidando la censura e la persecuzione del regime contro gli operatori dell’informazione.
Il video documenta anzitutto le difficoltà legate alla mancanza di acqua potabile; la popolazione è costretta a ricorre all’acqua dei pozzi e si stanno diffondendo numerose epidemie  - tra cui anche l’epatite A- dovute proprio all’alta carica batterica dell’acqua, che non è potabile.
La seconda denuncia riguarda il mancato ritiro e smaltimento dei rifiuti, che restano nelle strade e rendono irrespirabile l’aria, esalando pericolosi gas. I bambini camminano e giocano in mezzo a cumuli di sacchi d’immondizia. Spezzo la popolazione dà fuoco ai rifiuti pur di liberarsene.
Il terzo, raccapricciante punto su cui fa luce questo video-denuncia è la presenza di corpi in avanzato stato di decomposizione, che restano per settimane in mezzo alle strade, senza che nessuno riesca a raggiungerli per tumularli, per via della presenza dei cecchini e delle milizie. “Si tratta di una strategia consolidata –  racconta un testimone – : adescare civili inermi, costringerli ad attraversare le strade che separano le zone sotto il controllo dell’esercito del regime e dei shabbiha da quelle liberate e sparare su di loro, usarli come esca”.
Mentre vengono fatte le riprese, in sottofondo si sentono spari ed esplosioni. E’ la quotidianità della vita, o di ciò che resta di essa, a Homs, come in altre città siriane assediate. Vengono coltivati i giardini e persino le aiuole per cercare di ricavare frutta e verdura e sopperire alla mancanza di cibo che consegue all’isolamento di queste zone. Ma le aree dove si coltiva sono malsane e quindi diventa pericoloso persino mangiare.
L’acqua, l’aria, la terra dovrebbero essere un diritto inviolabile di ogni essere umano. Oggi sembrano un lusso inimmaginabile in Siria. E’ umano tutto ciò?

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