"Eravamo in 518 in quel barcone" Il racconto dei superstiti al deputato...

Il parlamentare di Scelta Civica Mario Marazziti: "Le vittime in tutto sarebbero 363". All'appello mancano 252 persone disperse in mare. Secondo quanto riferito dal parlamentare una barca si è avvicinata al relitto durante la notte del naufragio ma poi è andata via senza prestare soccorso...

"Ci hanno detto che erano 518 in quel barcone della morte, se si pensa che i sopravvissuti sono 155, la conclusione è fortemente drammatica". Il deputato di Scelta civica Mario Marazziti che con la presidente della Camera e una delegazione dell'intergruppo parlamentare sull'immigrazione oggi ha visitato il centro di accoglienza dove si trovano i naufraghi riporta le testimonianze dei profughi. 

Sarebbero 363 le vittime, secondo quanto riferito il deputato, 111 delle quali recuperate. All'appello mancano dunque 252 persone, disperse in mare. Moltissime, si presume, intrappolate nel relitto del peschereccio affondato davanti alla costa dell'Isola dei Conigli.

Sempre Marazziti ha raccolto il racconto di quanti hanno detto che almeno "una barca si era accorta di loro ma ha proseguito. La prima alle 3.30 è girata attorno, si è avvicinata e se ne è andata. Non era illuminata e non sanno di chi fosse. Poi  "più distante un'altra barca ma non sanno se questa li ha effettivamente visti".

Ignorati e "senza telefonini perché sequestrati alla partenza, hanno deciso di appiccare il fuoco nel disperato tentativo di farsi vedere". La situazione è precipitata intorno alle 6.20: spaventati i migranti si sarebbero messi su un lato della barca, che si è rovesciata. A poche centinaia di metri dalla terra sognata.

I dubbi sui presunti ritardi nei soccorsi
"Non indaghiamo su presunti ritardi nei soccorsi. Non abbiamo riscontri in merito". Lo ha affermato il procuratore aggiunto di Agrigento Ignazio Fonzo, in riferimento a un esposto alla Procura militare di Napoli sui presunti ritardi nei soccorsi a Lampedusa, annunciato secondo notizie di stampa da un generale dell'aeronautica in congedo. Il magistrato si limita a dire: "Non ne so nulla e non ci compete".

Fonzo ha anche confermato che, come tutti i profughi che arrivano senza permesso, anche i 155 superstiti del naufragio al largo di Lampedusa sono stati identificati e incriminati per immigrazione clandestina. "E' un atto dovuto, conseguenza della Bossi-Fini voluta da una certa parte politica", afferma il magistrato: "E' un fatto obbligato, per cui questi naufraghi, come tutti i migranti che entrano con queste modalità nel territorio italiano, sono denunciati per immigrazione clandestina".


Corteo e fiori in mare, pescatori polemici
E' fermo anche oggi - rimandato a domani - il recupero dei cadaveri rimasti incastrati nel relitto del barcone. Spiega il capo dei sommozzatori dei Vigili del fuoco: "Le condizioni meteo-marine non ci consentono di poter scendere in profondità".

A Lampedusa tira un vento molto forte e il mare è molto mosso. Dal porto è comunque partito un corteo di barche di pescatori che sono andati a lanciare corone di fiori al largo della costa per rendere omaggio ai migrant. "I pescatori salvano vite - ha detto Totò Martello, presidente del Consorzio dei pescatori - rispediamo al mittente le accuse di non aver soccorso gente che stava morendo in mare".

"Dicono che i pescatori non soccorrono - protesta Martello - ma lanciando una corona di fiori in mare oggi abbiamo voluto dire una volta di più che noi abbiamo una sola legge, quella del mare, per cui chi è in pericolo deve essere soccorso. Non ne esistono altre e se noi oggi piangiamo i morti è per il fallimento completo della politica italiana. Non vogliamo il Nobel ma un nuovo corso". "Ci sarebbe stati dei pescherecci che hanno ignorato i naufraghi? Non lo so, ma di certo non erano lampedusani", ha concluso Martello.

 "La gente bolliva in acqua ma questi pensavano a fare fotografie e video - incalza Vito Fiorino - proprietario di uno dei motopesca -  Dovevano pensare a tirare su persone. Noi li facevamo salire quattro alla volta. Solo questo ci interessava e quando la mia barca era piena di migranti e chiedevamo ai finanzieri e alla Guardia costiera di prenderli a bordo, dicevano che non era possibile e che dovevano rispettare il protocollo". 


Fiorino insiste: "Erano le 6.30 6.40 quando ho dato l'ordine di chiamare la Guardia costiera, e questi sono arrivati alle 7.30 (...) Noi ne avevamo presi a bordo 47, alla volta, loro erano troppo lenti. Si poteva fare di più e più rapidamente. Ora vogliono denunciarmi? Sequestrarmi la barca perche abbiamo salvato delle persone? Vengano pure, non vedo l'ora".

La Guardia Costiera risponde immediatamente con un comunicato: "'Dopo aver ricevuto la segnalazione di allarme via radio uhf alle 7 - scrive - siamo immediatamente intervenuti con le nostre unità navali arrivate sul posto del naufragio prima delle 7,20:  grazie anche alla cooperazione di soggetti privati, abbiamo salvato tutti quelli che erano sparsi in acqua e strappato al mare 155 vite". 

Le 111 bare contenenti i corpi dei profughi morti nel naufragio verranno trasferite con il traghetto per Porto Empedocle nei prossimi giorni. Trenta saranno seppellite al cimitero di Agrigento e i sindaci delle altre città agrigentine si sono detti disponibili ad accogliere le restanti bare.

La visita della Boldrini
Il presidente della Camera, Laura Boldrini, è arrivata stamani al Centro d'accoglienza  per incontrare i 155 profughi superstiti. Ai giornalisti è stato vietato l'accesso. "Non spetta a me prendere una decisione del genere", ha commentato il presidente della Camera.  Il centro, che può ospitare al massimo 300 persone, ne accoglie al momento 1.056 in condizioni di inumano sovraffollamento. Boldrini è accompagnata dal suo staff e dalla scorta; ad attenderla all'interno della struttura - presidiata da militari in mimetica e forze dell'ordine in tenuta anti sommossa - ci sono il prefetto di Agrigento Francesca Ferrandino, il sindaco Giusi Nicolini e, tra gli altri, gli operatori dell'Uhncr.

"Siamo a Lampedusa (...) per portare ai sopravvissuti, alla Sindaca Giusy Nicolini e alla cittadinanza la solidarietà e il cordoglio della Camera. Ma anche per dire che le cose possono cambiare, che bisogna impegnarsi a risolvere le cause che stanno alla base della fuga: le misure di contrasto non riusciranno mai da sole a bloccare la fuga di chi si lascia alle spalle guerre e regimi". La Boldrini l'ha scritto sulla sua pagina Facebook.

La presidente della Camera, dopo la visita,  ha poi dichiarato: "Con le uniche misure repressive non si risolve il problema (...)  Noi dobbiamo capire la causa della grande fuga.  E' illusorio pensare che chi non ha nulla da perdere, perché scappa da violazioni dei diritti umani, possa scoraggiarsi di fronte a misure di contrasto più dure. E' una pia illusione, non sarà così". 

"E' dovere delle istituzioni - ha continuato la Boldrini - essere nei posti e nei luoghi in cui accadono queste cose. Non possono stare solo nel palazzo, ma essere al servizio. Voglio una politica dell'impegno e dell'ascolto che si assuma la resposabilità che questo non accada piu". 

Scarcerati presunti scafisti

Sono stati intanto scarcerati cinque dei sette fermati con l'accusa di essere gli scafisti dello sbarco sulla spiaggia di Smpieri a Scicli (Ragusa) dove lunedì scorso erano morti annegati 13 eritrei. Sono tutti siriani. Restano in carcere, invece, i due egiziani. Il Gip del Tribunale di Ragusa, Giampiccolo, non ha convalidato il fermo di Said Mouhamed Zahir Hboua, 26 anni, Mohamed Tarek El Kessim, 26 anni, Mostafa Salah Sik, 23 anni, Abdel Weheb Mez, 21 anni, e Mouhamed Houssen Shaboum, 28 anni, ritenuti estranei alla vicenda. 

I due egiziani, Adel Arafat Mouhamed, 33 anni, e Fakhri Mouhamed, 28 anni, avrebbero invece ammesso le loro responsabilità, spiegando di aver accettato la proposta dei trafficanti di pilotare la barca per poter viaggiare gratuitamente.
(La Repubblica Palermo.it)

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