Aveva un nome, aveva una vita...(Video)

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9 ottobre 2013 – Talbisah, Homs
Aveva un nome: Omar Mohamed Addahik
Aveva una vita: a Talbisah, villaggio rurale della periferia di Homs
Era e ora non è più.
Omar era un bimbo siriano; è stato ucciso nel pomeriggio di oggi da un ordigno sganciato dall’aviazione militare.
Omar, come Mahmud Abderrazzaq, stessa età, stesso ordigno, stesso destino.
Due bambini uccisi oggi in Siria, insieme ad altre decine di vittime innocenti.
I bambini che muoiono oggi in Siria hanno subito 31 mesi di privazioni, paure e violenze. Prima di rubare le loro vite, la violenza ha rubato la loro infanzia, la loro innocenza.
In molti si sono stancati di leggere queste storie; non fanno notizia e si ripetono da troppo tempo.
Tra i lettori c’è assuefazione; c’è quasi un senso di resa: la gente non vede una via d’uscita e preferisce voltarsi dall’altra parte. La guerra mediatica continua a produrre vittime: così il carnefice parla davanti al mondo seduto sui cadaveri del suo stesso popolo e il mondo compiaciuto lo ascolta, mentre i bambini continuano a morire nell’indifferenza generale.
Della Siria non si parla, di queste creature innocenti non si scrive. Il lasso di tempo durante il quale i media hanno acceso i riflettori è durato pochissimo; appena il tempo di dichiarazioni scioccanti che non sono state raccolte tra il popolo inerme; appena il tempo di confondere ulteriormente l’opinione pubblica, senza fare il minino sforzo per comprendere cosa sta realmente accadendo in Siria da oltre 31 mesi. In questo quadro desolante il popolo continua a subire, i civili continuano a morire.
All’inizio delle violenze i siriani avevano un solo terrificante nemico: il regime. Oggi il regime ha un alleato: le fanatiche bande armate che millantano ideali e farneticano sulla costruzione di stati teocratici, bestemmiando coi fatti il nome di Dio.
Omar e Mahmud e le altre 150 mila vittime siriane meritano dignità, almeno nella loro morte. Meritano attenzione le oltre 200 mila persone detenute nelle carceri del regime. Meritano attenzione i milioni di sfollati e di profughi.
Sono esseri umani la cui scomparsa, la sui sofferenza, il cui patimento, ferisce profondamente chi ha ancora un’anima.

Il piccolo Omar

Il piccolo Mahmud

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