Assad: «La Siria ha armi chimiche ma le distruggerà entro un anno»...

Il dittatore di Damasco: «Un anno per smaltire le armi.
Guerra civile? No, siamo attaccati da Al Qaeda»...

WASHINGTON - La Siria possiede armi chimiche, ma è decisa a distruggerle. Parola di Bashar al-Assad, che in una nuova intervista a una tv Usa ammette esplicitamente il possesso di arsenali di gas nocivi (pur negando ancora una volta di essere stato lui a farli usare nel mattatoio siriano), conferma l'impegno a «sbarazzarsene» e puntualizza tuttavia che servirà «un anno o poco più» a portare a termine l'operazione. Ospite da Damasco della Fox News americana, il presidente siriano non rinnega gli obblighi previsti dal recente accordo russo-americano sul disarmo chimico del suo Paese, dopo la disponibilità da lui stesso manifestata attraverso l'intermediazione di Mosca. Indica poi in un miliardo di dollari la spesa prevista per lo smaltimento e si dice pronto fin d'ora a trasferire l'intero arsenale non convenzionale siriano a qualunque Paese disposto ad assumersi il rischio di prenderlo in consegna e stoccarlo.
«SMALTIMENTO IN UN ANNO» - «Io credo - ha detto Assad - che sia un'operazione molto complessa, che richiede molto denaro: attorno al miliardo». Quanto al «calendario» ipotizzabile per «sbarazzarsi di queste armi», Assad azzarda che «ci vorrà un anno, forse un po' di più». Il rais di Damasco torna d'altra parte a negare che siano state le forze governative a lui fedeli a seminare la morte nei dintorni della capitale nell'attacco chimico denunciato il 21 agosto (come sostengono invece i Paesi occidentali, Usa in testa) o in altre azioni simili. Azioni che continua a imputare ai ribelli, liquidati come «terroristi». Rivolgendosi all'uditorio Usa, il leader siriano invita quindi il presidente americano Barack Obama a prestare ascolto al «buon senso del suo popolo»: in maggioranza contrario, secondo i sondaggi, all'ipotesi di nuove iniziative militari in Medio Oriente.
«ATTACCATI DA AL QAEDA» - La Siria, d'altro canto, non sarebbe a suo parere alle prese «con una guerra civile» (o quanto meno non più), bensì con un attacco condotto ormai «da decine di migliaia di jihadisti» di 80 nazionalità diverse: legati «all'80%, alcuni dicono al 90%», all'ideologia di Al Qaeda e delle sue affiliazioni. Un'accusa che Assad rivolge a poche ore della conquista della città siriana di Azaz, al confine con la Turchia, di unità di insorti d'ispirazione apertamente qaedista. Insorti a cui il presidente attribuisce l'uccisione - in due anni di «attacchi terroristici, assassinii e attentati suicidi» - di almeno «15 mila soldati» lealisti. E di «decine di migliaia» di civili siriani...
Corriere della Sera.it)

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