Siria, i perché del rafforzamento di Bashar al Assad...
di Giovanna Faggionato
Ribelli divisi. Occidente distratto. Sunniti in declino. Così il regime di Damasco è tornato forte. E domina la guerra...
Ribelli divisi. Occidente distratto. Sunniti in declino. Così il regime di Damasco è tornato forte. E domina la guerra...
Gli ispettori dell'Onu hanno fatto il loro arrivo a Damasco il 21 agosto, lo stesso giorno in cui l'opposizione siriana ha denunciato una strage di civili, bombardati con il gas nervino.
La denuncia - seguita dalla smentita d'obbligo del regime - è ancora da verificare. Ma di certo c'è invece il rafforzamento delle posizioni dell'esercito siriano e del controllo del Paese: 30 mesi dopo l'inizio della sollevazione popolare, poi diventata guerra civile, Bashar al Assad sembra avere ancora in mano la Siria.
LA NUOVA FORZA DEL REGIME.L'autocrate, che doveva essere risucchiato dall'onda lunga della Primavera Araba, sta riacquistando forza sul campo di battaglia. E su quello della politica. Tre le leve del suo ritrovato vigore.
La denuncia - seguita dalla smentita d'obbligo del regime - è ancora da verificare. Ma di certo c'è invece il rafforzamento delle posizioni dell'esercito siriano e del controllo del Paese: 30 mesi dopo l'inizio della sollevazione popolare, poi diventata guerra civile, Bashar al Assad sembra avere ancora in mano la Siria.
LA NUOVA FORZA DEL REGIME.L'autocrate, che doveva essere risucchiato dall'onda lunga della Primavera Araba, sta riacquistando forza sul campo di battaglia. E su quello della politica. Tre le leve del suo ritrovato vigore.
1. La guerra fratricida all'interno dell'opposizione
Mentre Assad vive protetto nei suoi palazzi, fuori l'opposizione militare al regime si è divisa in due tronconi. Da una parte il Free syrian army (Esercito libero siriano) pronto a creare una piattaforma di coordinamento anche con le potenze occidentali, a partire dagli Stati Uniti. Dall'altra le 13 sigle del Fronte islamico per la liberazione della Siria, uscite dal fronte comune delle opposizioni per proclamare già a novembre 2012 la volontà di fondare uno Stato islamico nel Nord del Paese.
GLI ISLAMICI A LORO VOLTA SPACCATI. Questo secondo fronte islamico, a sua volta, è frammentato. Da una parte i gruppi di tipo qaedista come la brigata al Tawheed e Jabhat al Nusra, quest'ultimo dichiarato illegale dagli Stati Uniti.
Dall'altra quelli legati alla Fratellanza musulmana (e quindi con forti con legami con il Qatar e la Turchia).
Le differenze erano note. Ma poi si sono trasformate in guerra.
LA LOTTA PER LO STATO ISLAMICO. A maggio Al Nusra si è unita ai ribelli islamisti iracheni, dando vita al gruppo militare Stato Islamico di Siria e Iraq (Isis): il nome indica l'intenzione di creare una regione propria, contendendo il territorio agli stessi membri del Free syrian army.
POSTI DI BLOCCO CONTESI. La battaglia non risparmia nessuno. Secondo quanto denunciato dai ribelli, l'11 luglio nella provincia settentrionale di Latakia i qaedisti hanno ammazzato Abu Bassir al-Ladkani, uno dei membri del consiglio supremo del Free syrian army. E i due gruppi hanno iniziato a contendersi due posti di frontiera a Bab El-Hawa e Harem: ovvero i punti di passaggio per le munizioni e il greggio.
PERSE HOMS E ALEPPO. Secondo l'Osservatorio per i diritti umani, gli scontri sono divenuti sempre più frequenti: impegnati a combattersi tra loro, i ribelli hanno insomma lasciato spazio alla riconquista di Assad, che in pochi mesi ha ripreso forza sia ad Homs, storica roccaforte ribelli, sia ad Aleppo, seconda città della Siria, considerata per qualche tempo la città della battaglia finale che avrebbe messo fine alla guerra.
GLI ISLAMICI A LORO VOLTA SPACCATI. Questo secondo fronte islamico, a sua volta, è frammentato. Da una parte i gruppi di tipo qaedista come la brigata al Tawheed e Jabhat al Nusra, quest'ultimo dichiarato illegale dagli Stati Uniti.
Dall'altra quelli legati alla Fratellanza musulmana (e quindi con forti con legami con il Qatar e la Turchia).
Le differenze erano note. Ma poi si sono trasformate in guerra.
LA LOTTA PER LO STATO ISLAMICO. A maggio Al Nusra si è unita ai ribelli islamisti iracheni, dando vita al gruppo militare Stato Islamico di Siria e Iraq (Isis): il nome indica l'intenzione di creare una regione propria, contendendo il territorio agli stessi membri del Free syrian army.
POSTI DI BLOCCO CONTESI. La battaglia non risparmia nessuno. Secondo quanto denunciato dai ribelli, l'11 luglio nella provincia settentrionale di Latakia i qaedisti hanno ammazzato Abu Bassir al-Ladkani, uno dei membri del consiglio supremo del Free syrian army. E i due gruppi hanno iniziato a contendersi due posti di frontiera a Bab El-Hawa e Harem: ovvero i punti di passaggio per le munizioni e il greggio.
PERSE HOMS E ALEPPO. Secondo l'Osservatorio per i diritti umani, gli scontri sono divenuti sempre più frequenti: impegnati a combattersi tra loro, i ribelli hanno insomma lasciato spazio alla riconquista di Assad, che in pochi mesi ha ripreso forza sia ad Homs, storica roccaforte ribelli, sia ad Aleppo, seconda città della Siria, considerata per qualche tempo la città della battaglia finale che avrebbe messo fine alla guerra.
- Credit: Syria need analysis project. In blu le aree sotto il controllo dei ribelli, in giallo quelle sotto il controllo curdo e in rosso i territori controllati dal regime. Le aree contese sono quelle tratteggiate.
2. I curdi che combattono per sé e non fanno fronte comune
Dal 17 luglio scorso, sempre nel Nord del Paese, al confine con Turchia e Iraq, si registrano scontri a fuoco tra i guerriglieri di Jabhat al Nusra e i militanti siriani curdi, rappresentati dall'unione delle Unità di difesa del popolo curdo, del Partito dell'unione democratica e dei miliziani del partito curdo dei lavoratori (Pkk).
OBIETTIVO GOVERNO AUTONOMO. I curdi, finalmente liberi dal giogo di Assad (distratto da altre priorità), ne hanno approfittato e combattono per la costituzione di una loro regione. L'obiettivo è ottenere prima un'amministrazione transitoria e poi un governo autonomo del Kurdistan siriano che vorrebbero istituire entro la fine del 2013.
SI BATTONO CON GLI ISLAMICI. Sulla stessa terra però gli islamisti vorrebbero il loro emirato. Il risultato è un altro conflitto che per ora vede prevalere i curdi liberatori trionfanti della città di Ras al Ain.
«Se loro dichiarano l'esistenza di un Emirato islamico, perché i curdi non possono formare il loro governo? Sarebbe moderato democratico e non fanatico», ha dichiarato il portavoce del Partito dell'unione democratica al sito specializzato in questioni mediorientali Al Monitor.
OBIETTIVO GOVERNO AUTONOMO. I curdi, finalmente liberi dal giogo di Assad (distratto da altre priorità), ne hanno approfittato e combattono per la costituzione di una loro regione. L'obiettivo è ottenere prima un'amministrazione transitoria e poi un governo autonomo del Kurdistan siriano che vorrebbero istituire entro la fine del 2013.
SI BATTONO CON GLI ISLAMICI. Sulla stessa terra però gli islamisti vorrebbero il loro emirato. Il risultato è un altro conflitto che per ora vede prevalere i curdi liberatori trionfanti della città di Ras al Ain.
«Se loro dichiarano l'esistenza di un Emirato islamico, perché i curdi non possono formare il loro governo? Sarebbe moderato democratico e non fanatico», ha dichiarato il portavoce del Partito dell'unione democratica al sito specializzato in questioni mediorientali Al Monitor.
3. L'Occidente distratto dall'Egitto, che segna la crisi dei sunniti
A rafforzare ancora di più la posizione di Assad, poi sono state le notizie in arrivo dall'Egitto. Da un lato, infatti, di fronte alla destituzione da presidente Mohammed Morsi, esponente della Fratellanza musulmana e rappresentante del progetto di un nuovo islam politico, sunnita e popolare, il dittatore siriano ha vinto una importante battaglia politica.
Assad (e prima di lui il padre Hafez) hanno infatti sempre dichiarato illegale la Fratellanza, che, anche in Siria, è ora nuovamente isolata.
TENTAZIONE PER LA RESTAURAZIONE. Non solo. L'emergenza del Cairo ha allontano i riflettori dallo scenario siriano. Ma ha anche forse convinto qualche osservatore, come sembra suggerire la cautela diplomatica, che non sempre la restaurazione è dannosa.
Se l'Occidente vacilla e i Paesi del Golfo arretrano, gli unici fermi e granitici nelle loro posizioni restano gli alleati storici di Assad: Russia e di rimando Cina.
Quelli che hanno sempre impedito al tavolo del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite una presa di posizione veramente unitaria sulla Siria. Finora è stata infatti attribuita a loro la corresponsabilità del grande massacro. Oggi sembrano essere invece i più probabili vincitori di questa guerra per procure...
Assad (e prima di lui il padre Hafez) hanno infatti sempre dichiarato illegale la Fratellanza, che, anche in Siria, è ora nuovamente isolata.
TENTAZIONE PER LA RESTAURAZIONE. Non solo. L'emergenza del Cairo ha allontano i riflettori dallo scenario siriano. Ma ha anche forse convinto qualche osservatore, come sembra suggerire la cautela diplomatica, che non sempre la restaurazione è dannosa.
Se l'Occidente vacilla e i Paesi del Golfo arretrano, gli unici fermi e granitici nelle loro posizioni restano gli alleati storici di Assad: Russia e di rimando Cina.
Quelli che hanno sempre impedito al tavolo del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite una presa di posizione veramente unitaria sulla Siria. Finora è stata infatti attribuita a loro la corresponsabilità del grande massacro. Oggi sembrano essere invece i più probabili vincitori di questa guerra per procure...
(Lettera 43)
Mercoledì, 21 Agosto 2013
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