Siria: attentato nella periferia druso-cristiana di Damasco, almeno 18 morti...
"La Siria ha acconsentito ad inviare una delegazione senza precondizioni al Vertice Ginevra 2, che a questo punto non è più rinviabile”. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ieri a Roma, aggiungendo che Mosca è in attesa di “un passo simile da parte dell'opposizione”. Ancora una fase di stallo, insomma, della diplomazia internazionale, mentre nel Paese infuriano le battaglie. Il servizio è di Salvatore Sabatino:
La Siria, un Paese diviso: nel Nord, nell’area di Aleppo, sono i ribelli a rafforzare le loro posizioni, conquistano la base aerea di Mennegh, al confine con la Turchia; nella regione di Homs, invece, sono i lealisti a prendere piede, grazie anche all’appoggio ottenuto da parte delle milizie sciite libanesi di Hezbollah. Qui conquistano la cittadina di Qusayr, a dieci chilometri dal confine con il Libano, che nei mesi scorsi aveva svolto un ruolo strategico per il passaggio di armi e miliziani anti-regime provenienti dal Paese dei Cedri. L’unico elemento di unità è la violenza, che coinvolge tutto il territorio nazionale. Il fatto più grave, ieri, nella periferia druso-cristiana di Damasco, dove un’autobomba ha provocato 18 morti, tra i quali 3 bambini. L'esplosione ha avuto luogo poco dopo le 19.00 locali, appena prima dell'iftar, il pasto serale consumato dai musulmani per interrompere il loro digiuno quotidiano durante il mese del Ramadan che coincide con un momento di particolare affollamento nelle strade. Si tratta dell’ultimo atto di una guerra che giorno dopo giorno assume sempre più le sembianze di una carneficina: secondo la Coalizione nazionale siriana, principale blocco dell'opposizione al regime di Bashar al-Assad, i ''massacri'' commessi dalle forze governative durante il mese di Ramadan avrebbero provocato 1.700 morti in 20 diversi attacchi.
(del sito Radio Vaticana )
La Siria, un Paese diviso: nel Nord, nell’area di Aleppo, sono i ribelli a rafforzare le loro posizioni, conquistano la base aerea di Mennegh, al confine con la Turchia; nella regione di Homs, invece, sono i lealisti a prendere piede, grazie anche all’appoggio ottenuto da parte delle milizie sciite libanesi di Hezbollah. Qui conquistano la cittadina di Qusayr, a dieci chilometri dal confine con il Libano, che nei mesi scorsi aveva svolto un ruolo strategico per il passaggio di armi e miliziani anti-regime provenienti dal Paese dei Cedri. L’unico elemento di unità è la violenza, che coinvolge tutto il territorio nazionale. Il fatto più grave, ieri, nella periferia druso-cristiana di Damasco, dove un’autobomba ha provocato 18 morti, tra i quali 3 bambini. L'esplosione ha avuto luogo poco dopo le 19.00 locali, appena prima dell'iftar, il pasto serale consumato dai musulmani per interrompere il loro digiuno quotidiano durante il mese del Ramadan che coincide con un momento di particolare affollamento nelle strade. Si tratta dell’ultimo atto di una guerra che giorno dopo giorno assume sempre più le sembianze di una carneficina: secondo la Coalizione nazionale siriana, principale blocco dell'opposizione al regime di Bashar al-Assad, i ''massacri'' commessi dalle forze governative durante il mese di Ramadan avrebbero provocato 1.700 morti in 20 diversi attacchi.
(del sito Radio Vaticana )
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