I fratelli arabi di Morsi spiazzati Damasco e Teheran esultano...

Le reazioni nel mondo musulmano. Silenzio da Qatar, principale sponsor di Morsi. Assad: «Grande risultato, quello dei fratelli musulmani era un progetto ipocrita». In Tunisia Ennhada condanna il golpe mentre dilagano i «Tamarod» sul modello del Cairo....
GIORDANO STABILE
Nulla traspare da Doha, capitale del Qatar, grande sconfitto nel cambio di potere in Egitto. La tv Al Jazeera, creata dall’emiro Al Thani (che ha appena ceduto il potere al figlio 33enne) e massimo megafono delle primavere arabe quando soffiava il vento dei Fratelli musulmani, reagisce con understatement. La sede egiziana è stata chiusa assieme a quelle, molto più estremiste, dei Fratelli musulmani. Da Doha arriva solo un malinconico reportage dal sit-in degli islamisti davanti alla mosche di Nasr City al Cairo, «cupi e confusi». 

Steso umore, probabilmente, dei loro leader rinchiusi nella stessa prigione di Mubarak, quella di Tora, mentre insorgono i colleghi portati al potere dalle primavere del 2011. A cominciare dalla Tunisia, dove comanda il partito islamico di Ennhada che ha «condannato il golpe militare». Nessuna reazione ufficiale per ora del governo mentre gli attivisti laici su Twitter moltiplicano i messaggi e le firme raccolte, forse già oltre mezzo milione, dai «Tamarod» tunisini che vogliono ripetere l’exploit egiziano, mettere fuori gioco Gannouchi. Tace la Libia, dove un’assemblea dominata da salafiti e fratelli musulmani non riesce ancora a esprimere un vero governo e dilagano gli scontri tribali e settari.  

Sull’altro fronte, quello anti-sunnita e anti-fratelli musulmani si va dalla trionfalismo di Bashar al Assad in Siria, che parla di «grande risultato» del popolo egiziano, alla prudente soddisfazione di Teheran che esprime il su rispetto «per la volontà del popolo» egiziano, sottolineando la necessità di «dare risposta alle sue richieste legittime». Assad, astutamente, lega il fallimento di Morsi a tutta la storia del dopoguerra dei fratelli musulmani, «un progetto ipocrita che mira a seminare zizzania nel mondo arabo». 

Sul stessa linea il quotidiano filo-siriano libanese «Al Akhbar», che parla di scenario simile a quello della presa del potere di Nasser nel 1954, quando l’ufficiale nazionalista schiacciò e mise fuori legge i fratelli musulmani. La linea del nazionalismo arabo siriano, dove i fratelli sono fuori legge da 33 anni. Richiamarsi a Nasser significa solleticare l’orgoglio arabo dell’Egitto che sotto Morsi aveva sposato la guerriglia anti-Assad e inviato aiuti agli insorti islamisti. Ora Damasco spera che cambi davvero tutto....
(La Stampa.it)

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