Mamma, perché quando sono nato mi hai detto “benvenuto al mondo”?...
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Chi di noi non ha mai provato una profonda tenerezza nell’osservare una donna in dolce attesa? Il suo ventre rigonfio d’amore, l’espressione dolce e stanca del suo viso, la gestualità delle sue mani che accarezzano la creatura che verrà, le sue parole dettate dal cuore…
Poi arriva l’istante della nascita e allora tutti, la madre, il padre, i medici… tutti incoraggiano il bimbo o la bimba: dai piccolo/a, coraggio che anche qua fuori è tutto bello, la vita ti aspetta. Infine l’atteso abbraccio tra la madre e il neonato, i baci, le carezze e quei sussurri all’orecchio: “benvenuto al mondo amore mio”.
Sarebbe tutto così bello se davvero vivessimo nella promessa di quell’amore, in quel clima quasi soave, ovattato, sfumato di purezza e solidarietà…
Invece no, a volte l’essere umano tradisce i suoi valori, la sua stessa natura, rinnega l’impegno d’amore preso con la madre al momento della nascita e si trasforma in una macchina da guerra. L’essere umano nato dall’amore diventa dispensatore di morte… perché? Perché una creatura nata nella tenerezza decide di spezzare la vita di altre creature? Cosa deforma, trasforma, sconvolge la natura umana così profondamente?
Non tutti siamo genitori, ma tutti siamo figli, nati dall’amore di una donna e un uomo, nati dal calore di una persona che per nove mesi ci ha custodito e nutrito nel suo ventre e con altrettanto dolce sacrificio ci ha poi dato alla luce. Con quale logica l’essere umano rinnega tutto ciò e diventa un essere di morte?
Quando l’essere umano rinuncia a quella primordiale promessa d’amore, provoca dolore, sofferenza, ingiustizia e ferisce il sentimento, la sensibilità, la vita stessa dei suoi simili. Quel “benvenuto al mondo” smette di pulsare nel suo cuore…
“Può darsi non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla“.
Martin Luther King
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