Siria, Assad: «Arrivati i missili dalla Russia» Mosca minimizza: «Consegnate solo parti» Il presidente: «Arrivato il primo carico di S-300». Israele: «Pronti a intervenire». Nubi su conferenza di pace Ginevra 2

«Ginevra 2», l'attesa Conferenza di pace sulla Siria, sarà preceduta da un incontro, il 5 giugno, tra rappresentanti di Russia, Usa e Onu per discutere i preparativi dell'incontro che si dovrebbe tenere, sempre in giugno, nella città svizzera. Lo riferiscono le agenzie russe citando una fonte del ministero degli esteri russi. In attesa di una conferma ufficiale, sulla Conferenza di pace si addensano pesanti nubi.
La Coalizione nazionale siriana, principale cartello dell'opposizione, ha fatto sapere che non parteciperà «fino a quando dureranno i massacri». No alla conferenza, insomma, senza un previo ritiro di Hezbollah e Iran dal teatro di conflitto. L'opposizione chiede anche che Assad e i responsabili del regime lascino il potere. Mosca, da parte sua, ha accusato l'opposizione siriana di sabotare la conferenza. «Ho l'impressione», ha spiegato il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, «che la Coalizione nazionale dell'opposizione siriana e i suoi sponsor regionali stiano facendo di tutto per impedire l'avvio del processo di pace politico e di arrivare all'intervento militare con qualsiasi mezzo». 


Un'immagine del 1996 dei missili SS300 russi (Afp)Un'immagine del 1996 dei missili SS300 russi (Afp)
MISSILI - Il rais di Damasco intanto accusa Turchia, Arabia Saudita e Qatar di aver fatto entrare in Siria non meno di «centomila uomini armati, arabi e stranieri», per combattere il regime. 
E sempre Bashar al Assad ha aggiunto un ulteriore elemento di tensione e di rischio che il conflitto siriano debordi dai confini nazionali e coinvolga i Paesi vicini, dichiarando in un'intervista alla tv Al Manar, vicina ad Hezbollah, che la Siria ha già ricevuto il primo carico di S-300 ( i sofisticati missili terra-aria anti-aerei a lungo raggio che renderebbero i cieli siriani un ostacolo arduo per qualsiasi intervento militare straniero) e riceverà presto gli altri.
MOSCA SMENTISCE - La notizia è stata smentita dai russi. Fonti vicine al ministero della Difesa russo riferiscono che «il sistema stesso» (formato da una batteria semovente che trasporta i missili) deve essere ancora consegnato alla base navale russa nel porto siriano di Tartus. La stessa fonte ha aggiunto che è invece possibile che «certe parti della fornitura possono essere state rispettate», riferimento forse al sistema radar di acquisizione dei bersagli, senza i quali gli S-300 sarebbero ciechi.
ISRAELE: PRONTI A RISPOSTA - Martedì Mosca aveva confermato la volontà di fornire a Damasco i missili come «misura di deterrenza» da un intervento straniero sul suolo siriano, in risposta alla decisione dell'Ue di non prorogare l'embargo sulle armi ai ribelli siriani, pur impegnandosi a non inviare armi prima del primo agosto per dare una chance alla conferenza di pace. Dopo l'annuncio russo, il ministro della Difesa israeliana Moshe Yaalon aveva avvertito che «saprà cosa fare» se la fornitura andrà in porto. La situazione sul campo vede Qusayr come area più critica. «Abbiamo informato tutte le parti straniere che risponderemo ad ogni futuro attacco israeliano», avverte da parte sua Assad in un'intervista alla tv Al Manar del movimento sciita libanese Hezbollah.
COMBATTAMENTI - L'opposizione ha chiesto aiuto urgente per più di 1.000 feriti causati dai bombardamenti sulla città di 25mila abitanti nell'ovest, vicino al confine con il Libano, controllata dai ribelli e assediata dal 19 maggio in una massiccia offensiva delle forze governative, affiancate da combattenti del partito sciita libanese Hezbollah.
HEZBOLLAH - Il presidente Assad ha anche sottolineato i legami tra le proprie forze e i militanti Hezbollah che combattono apertamente sia sul territorio siriano che al confine tra Siria e Libano. «Siria e Hezbollah fanno parte dello stesso asse», ha detto Assad, rispondendo alle critiche della comunità internazionale. Una presenza condannata dal Dipartimento di Stato americano, che ne ha chiesto il ritiro immediato in quanto «estremamente pericolosa»
(Corriere della Sera)

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