Siria. I sauditi forniranno lanciamissili per la presa di Aleppo. Ed i russi minacciano di intervenire...

E’ ormai corsa a chi vende più armi in Siria: dopo gli aerei iraniani che fanno la spola sorvolando lo spazio iracheno, cosa denunciata anche dal Segretario di Stato Usa John Kerry lo scorso 24 marzo, e dopo i continui rifornimenti via mare da parte della Russia di elicotteri e di mezzi corazzati al regime di al-Assad, anche l’Arabia Saudita ha ottenuto dalla seduta della Lega Araba la possibilità di vendere, questa volta agli insorti, veicoli pesanti con lanciarazzi Mlrs da 220 mm, con gittata di 70 km.
L’operazione di fornitura all’Esercito libero di tali armi sarà seguita dal principe Bandar bin Sultan, capo dell’intelligence: lo scopo è quello di contribuire alla presa della grande base aerea di Nayreb, la cui caduta potrebbe rappresentare la chiave di volta per la conquista definitiva di Aleppo.
Proprio la caduta dell’aeroporto di Nayreb potrebbe portare ad una sostanziale riduzione dell’approvvigionamento bellico da parte di Russia ed Iran alle truppe regolari siriane, anche se, non va dimenticato, Mosca possiede comunque a Tartus un’enorme base militare, l’unica in un panorama che va dal Marocco al Kirghizistan (ad esclusione di Iran) che vede basi statunitensi; la Russia ha dislocato a Tartus uomini, navi, aerei, sottomarini ed unità lanciamissili.
In un recente tentativo di attacco da parte degli insorti all’aeroporto di Nayreb, Mosca ha fatto sapere che se anche un solo mezzo proprio verrà sfiorato, le unità russe interverranno e “spazzeranno via” gli insorti.
La Russia si sta comunque confrontando con il problema dei profughi che stanno occupando i moli del porto di Tartus chiedendo acqua, viveri e medicinali proprio ai russi, cosa per cui Mosca ha ordinato alle navi da guerra in arrivo di proseguire la rotta fino a Beirut.
Tornando ai lanciarazzi sauditi, che sono comunque di produzione russa per non dire sovietica, va detto che la fornitura agli insorti presenta un problema proprio per le dimensioni dei mezzi: i camion pesano infatti quasi 44 tonnellate ed ogni razzo misura sette 7,6 metri per un peso di 8 quintali.
Da quello che si sa, Bandar si sarebbe messo in contatto con il capo dell’intelligence turca Hakan Fidan per studiare un approvvigionamento dei mezzi via terra, passando nel nord della Siria attraverso la Turchia, anche perché la Giordania, già alle prese con l’emergenza profughi, non vuole in alcun modo essere esposta al rischio di ritorsioni.
Da quello che si è potuto apprendere, la riunione della Lega Araba a Doha, in Qatar, è stata tutt’altro che pacifica: testimonianze parlano di diverbi con attacchi ingiuriosi e persino della necessità di staccare la corrente per separare i convenuti litigiosi nelle diverse sale.
In particolare il principe Bandar ha accusato il Qatar di aver cospirato per portare i Fratelli Musulmani al potere a Damasco, tra cui gruppi radicali legati ad al-Qaeda; di tutta risposta il qatariota sceicco Hamad bin Jassem ha rigirato l’accusa ai sauditi sostenendo che sono loro i registi del movimento ribelle in Siria.
Bandar ha inoltre accusato la Turchia di essere collusa con il Qatar e che sarà proprio il passaggio dei lanciamissili sul proprio territorio a riequilibrare le cose.
Nei giorni scorsi anche Francia e Gran Bretagna, forse per non rimanere a bocca asciutta, hanno chiesto all’Unione europea la fine dell’embargo sulla fornitura di armi e quindi di poter approvvigionare gli insorti; ma da Bruxelles è arrivato un laconico “ne parleremo”, anche per la netta opposizione della Germania.
di Enrico Oliari - )

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