YASSINE E MARIAM: PRIMA DI MORIRE AVEVANO FAME E FREDDO
Messe da parte per una sera le regole del giornalismo, oggi raccontiamo una storia che, non riusciamo a scrivere con delle semplici parole, perchè sono le lacrime a dettarla. E' la storia di due fratellini, Yassine e Mariam, che vivevano a Homs. Il passato è d'obbligo, perchè Yassine e Mariam non ci sono più, se ne sono volati in cielo dopo che un ordigno del regime è esploso sulla loro casa. Qualche giorno prima di morire i due bambini erano stati intervistati da un giovane reporter che li aveva incontrati sul ciglio di una casa bombardata. Hanno raccontato che stavano raccogliendo della legna perchè avevano un gran freddo e che avevano anche tanta fame, perchè in casa c'era solo del pane secco. Lo sguardo triste, le voci tremanti, l'atteggiamento di chi si sente in imbarazzo e vorrebbe essere altrove. Yassine, il maschietto, interrogato su cosa avrebbe voluto dire al mondo aveva risposto: "Non voglio dire più nulla, ho già detto tante cose, ma nessuno ci ha mai ascoltato, ma voglio dire a bashar che, anche se ci terrà sotto assedio per cento anni, non ci piegheremo". Mariam, la sorellina, aveva invece citato un versetto del Corano che parla di pazienza...
Le loro vite sono state spezzate due volte, la prima dagli orrori della repressione, che li ha costretti a patire il freddo e la fame, la seconda dall'esplosione della bomba, che li ha portati via all'affetto dei loro familiari. In allegato due video: il primo è quello che li ritrae durante l'intervista, il secondo è quello che, invece, li riprende quando sono ormai martiri.
Spezzano il cuore i singhiozzi e le lacrime dei loro familiari e le parole del padre: "Figli miei, avevate freddo, ora non subirete più, avevate fame, stavate sognando di mangiare tante cose buone che da tempo vi mancavano, ora in Paradiso potrete mangiare ciò che vorrete".
Almeno per stasera lasciamo che Yassine e Mariam vivano nei nostri cuori, lasciamo che il ruomre dei microfoni dei politicanti e dei potenti del mondo taccia, per fare spazio al silenzio, cercando di stampare nelle nostre menti e nelle nostre anime le vocine di questi bambini, di questi angeli innocenti che il regime e l'indifferenza del mondo hanno ucciso.
Lo so benissimo che la guerra non si racconta così, ma la guerra significa che ci sono degli innocenti che muoiono e varrebbe la pena di raccontare le loro storie ad una ad una, perchè solo così ci si renderebbe conto di quanti orrori provocano tali violenze e forse si agirebbe diversamente...
di Asmae Dachan
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