Siria, appello delle Agenzie ONU: aiutateci a fare di più...
Di tutti i terribili conflitti che il mondo fronteggerà anche nel corso del 2013, quello in Siria è senza dubbio il più complesso e denso di pericoli.
La violenza delle armi ha messo 4 milioni di persone in condizioni di disperato bisogno di aiuto (inteso come cibo, acqua, salute, tutela e luoghi in cui rifugiarsi), ne ha sradicati 2 milioni all'interno dei confini del paese, costringendone altri 600.000 a fuggire dagli orrori della guerra negli Stati confinanti. Il nuovo nemico ora è un inverno severo.
In Siria sono i bambini quelli che soffrono più di tutti. Almeno metà dei civili coinvolti dal conflitto sono minorenni. Troppi di loro sono rimasti uccisi o feriti. In troppi hanno visto morire i propri cari o gli amici, e hanno avuto scuole e abitazioni ridotte in macerie.
La buona notizia è che i nostri aiuti oggi raggiungono circa un milione e mezzo di cittadini siriani, anche nelle zone di combattimento: i bambini vengono vaccinati, scuole provvisorie vengono tirate su, le famiglie ricevono cibo e hanno luoghi in cui ripararsi. Tutto questo, grazie al lavoro e ai valorosi sforzi di numerosi partner, come la Mezzaluna Rossa siriana.
Tuttavia, potremmo fare molto di più. Ci sono aree, all'interno della Siria, dove la nostra capacità di portare aiuti è, nel migliore dei casi,intermittente. Sono, questi, luoghi in cui non riusciamo a raggiungere coloro che hanno bisogno del nostro aiuto.
Noi facciamo appello a tutte le parti coinvolte nel conflitto affinché assicurino un accesso umanitario senza restrizioni all'interno del paese. Purtroppo temiamo che se tale appello continuerà a rimanere inascoltato, i già spaventosi livelli di sofferenza della popolazione potrebbero persino peggiorare.
Ogni giorno, ogni settimana che trascorre, per i Siriani la vita diventa più dura. La maggior parte di essi non ha modo di fuggire e trovare rifugio nei paesi confinanti.
Alcuni trovano precario rifugio presso amici o grazie alla gentilezza di estranei in altre città. Altri si rifugiano in edifici abbandonati, privi di riscaldamento, o in campi di accoglienza scarsamente attrezzati. Ma soprattutto, molti sono costretti a errare da un luogo all'altro, scampando di volta in volta ai focolai di combattimento.
Le condizioni di vita in tutte le aree del paese si stanno rapidamente deteriorando. Oltre al terrore della violenza, la popolazione è vittima della minaccia congiunta di fame, freddo e malattie.
Finora gli Stati confinanti hanno aperto le proprie frontiere a 600.000 rifugiati siriani, e con l'aiuto di organizzazioni umanitarie come le nostre offrono loro aiuti essenziali per la sopravvivenza. Ma anche per loro non mancano sfide e difficoltà.
L'impegno delle agenzie delle Nazioni Unite
Gran parte dei rifugiati sono bambini fuggiti insieme alle madri e alle nonne. Alcuni vivono da rifugiati ormai da 21 mesi.
L'UNHCR (Alto Commissariato ONU per i Rifugiati) è incaricato di registrarli e fornire loro un luogo riparato e beni di prima necessità come materassi, coperte o stoviglie.
Nella maggior parte dei campi, è il World Food Programme (WFP) a garantire loro razioni di cibo, acquistato sui mercati locali.
L'UNICEF aiuta questi bambini a superare il loro trauma, a tornare a scuola (fornendo loro libri e materiali didattici) e ad avere accesso a cure mediche.
Le comunità ospitanti offrono loro le proprie case e i loro cuori; i governi ospitanti garantiscono la sanità e altri servizi sociali.
Man mano che il numero dei rifugiati cresce, aumenta anche la pressione sui paesi ospitanti. Le risorse di Libano, Giordania, Turchia e Iraq sono pericolosamente prossime ad esaurirsi, e nessuno è in grado di prevedere fino a quando saranno disponibili.
Ciò di cui c'è bisogno adesso è il sostegno della comunità internazionale ai Paesi che offrono asilo e alle organizzazioni come la nostra, perché siano poste nella condizione di fare ancora di più.
A dicembre le Nazioni Unite hanno lanciato un appello per finanziare la risposta umanitaria alla crisi all'interno e fuori dai confini della Siria, per un totale di 1 miliardo e mezzo di dollari. Oggi chiediamo ai donatori di contribuire con maggiore generosità, e con la massima urgenza.
Se il conflitto non può essere fermato ora, il minimo che possiamo fare è alleviarne le sofferenze.
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