TUNISIA....LA SITUAZIONE CI STA SFUGGENDO DI MANO....


La situazione ci sta sfuggendo di mano… 23 ottobre 2011 tutti i tunisini orgogliosi esibivano un dito intinto nell’inchiostro blu. Giovani, donne, uomini, lughe file davanti ai seggi elettorali. La Tunsia liberata dal tiranno si esprimeva per la prima volta attraverso il voto. La gente era allegra, si consultava, erano come i ragazzi che si accingono a superare l’esame di maturità. L’aria che si respirava era frizzante, piena di speranze. Nei giorni precedenti alle elezioni, per le strade si parlava di arringhe nelle moschee, di foglietti misteriosi, di visite casa per casa ma abituati ai vecchi sistemi non si pensava a quale strada stesse prendendo questo paese. I tunisini che vivono all’europea escludevano la possibilità della vittoria di un partito islamico come Ennadha, “nessuno li voterà”, dicevano. Le urne hanno dato un altro verdetto che ha lasciato molti festanti e molti a bocca aperta.
Ma la voce ingenua di chi crede ancora che tutto si puo’ riparare continua insistente a circolare. Rached Gannouchi era ritornato in Tunisia il 15 gennaio 2011 acclamato da gruppi di salafisti che lo aspettavano all’aeroporto. Ennahda aveva lavorato all’estero per anni aspettando il momento del trionfo. Un partito ben strutturato, organizzato politicamente e mediaticamente sbarcato in un paese nel quale non esiste una cultura politica, nel quale non c’è un nuovo leader che possa guidare un paese. Sono stati bravissimi, hanno lavorato da maesti. Centinaia di spazzini pulivano le strade a Djerba, li vedevi ovunque, l’isola un goiello. Tutti portavano la maglietta di Ennahda. Matrmoni pagati dal partito, aiuti per le famiglie in difficoltà, tutto sponsorizzato. Un’operazione di marketing geniale andata perfettamente a segno. Purtroppo vincere le elezioni non vuol dire saper governare un paese.
L’assemblea Costituente inizia i suoi lavori preparando il testo della nuova Costituzione. Sull’argomento trapela poco. Ci sono contestazioni salutarie su qualche articolo di legge, si parla dei diritti delle donne di tortura ma il testo non si vede. Sarà difficile che venga rispettato il terminedell’anno perso come impegno.
La Tunsia si sgretola con piccoli segnali impercettibili, non ci si accorge di nulla. Quando cammini per strada appaiono personaggi con lunghi abiti bianchi e barbe, donne con niqab, bambine con i capelli coperti alle elementari, usi sconosciuti a questo paese ma che si accettano come sintomo della libertà nella nuova Tunisia. Libertà a senso unico perchè ci viene consigliato di usare un abbigliamento adeguato ad un paese mussulmano, vengono attaccate e distrutte rivendite di alcoolici. Djerba Tunisi in macchina, le prima volta dopo la rivoluzione, durante il mese del Ramadan. Nessun locale aperto, i caffè chiusi anche in autostrada, le macchinette automatiche sigillate, paura di chiedere una bottiglia d’acqau per i bambini.
Diventa poco piacevole uscire e difficile vivere. Il 2011 è stato un anno disastroso dal punto di vista economico. La totale assenza di turismo e il dubbio degli investitori nel mobilizzare capitali in questo periodo ha portato la “misiria”, una parola che abbiamo imparato a conoscere e che è sulla bocca di tutti.
Una parola della quale invece si abusa è libertà in tutti i settori. Scioperi selvaggi senza regole, attività bloccate accentuano l’instabilità di questo paese rendendolo come un vecchio macinino che arranca percorrendo una strada sempre piu’ in salita. I problemi non si risolvono piu’ rimboccandosi le maniche o discutendo ma con gesti eclatanti come tentativi di suicidio o imolazioni. La Rivoluzione fino ad oggi ha fatto piu’ danni che altro. Un paese in cui non si è trovato una guida carismatica e rischia gravi conseguenze.
Attualità di questi giorni. Viviamo in un momento di caos totale. L’attentato a Bengazi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ci avevano provato anche qui ma non ci erano riusciti. Perspolis tramesso da Nessma è costato la galera al proprietario dell’emittente. Un cartone animato di un’autrice iraniana che racconta la trasformazione del suo paese. Il punto di discussione il volto di Dio mostrato e rappresntato come un vecchio. I salafisti avevano commesso atti vandalici ma tutto si era esaurito in breve tempo.
Ci riproviamo. Mostra sulla rivoluzione alla Marsa, Tunisi con quadri molto provocatori. Ancora manifestazini e ancora censura. Si continua cosi’ fino all’attacco a Bengazi. Il film è un semplice pretesto per combattere il simbolo americano, sinonimo di potere, di male, tutto quello che è legato all’America va sradicato. Le reazioni sono state violentissime come se si cercasse il pretesto per innescare di nuovo la miccia in un paese già scosso. Tutto il mondo arabo è insorto contro un unico “nemico”, contro colui che ha osato mostrare il volto del Profeta Maometto. Il 14 settembre è stata attaccata l’Ambasciata e la scuola americana a Tunisi. Noi vediamo i fatti ma non conosciamo la reale gravità della situazione. Arrivano foto di combattimenti ed incendi ma li archiviamo come atti vandalici legati a pochi fanatici. Poi i nostri amici partono, viene ridotto il personale “allo stretto necessario”, vengono evaquate le famiglie verso gli Stati Uniti. Noi di tutto questo sappiamo solo di centinaia di autovetture incendiate, di un grande fumo nero che impregna l’aria e constatiamo l’impotenza della polizia e delle forze dell’ordine.
Dalle strade alle moschee, un tam tam continuo di allerta, di notizie che si rincorrono e che spariscono. Salgono alla ribalta nuovi personaggi come Abou Iyadh al-Tounsi, ex militante di Ennahda nel 1986 con il Fronte Islamico Tunisino. Iniziamo a sentir parlare di Jahdisti, di militanti formati in Afhanistan, un linguaggio nuovo per un paese moderato come la Tunisia. Dopo la partenza di Ben Ali hanno ricevuto l’amnistia e possono muoversi liberamente nel paese. La polizia li conosce, non li segue, li ignora. Possono entrare come ieri nella moschea El Fath a Tunisi, pronunciare un discorso nel quale accusano il Ministero dell’Interno degli avvenimenti all’Ambasciata Americana ed escono indisturbati, la polizia li ignora per paura della reazione dei centinaia di salafisti che lo acclamavano. Probabilmente anche questa è una faccia della libertà.
L’estate ha peggiorato la situazione politica. La Tunisia non è la meta solo di turisti ma anche un paese di emmigranti partiti per i paesi europei in cerca di fortuna. Ma sono tunisini, ataccati al loro paese, che hanno professato il loro credo all’estero come lo avrebbero fatto qui ma con maggiore convinzione e con maggiore aggregazione. I salafisti non sono i 60.000 che si sono riuniti a Kairouna con le loro bandiere nere sono molti di piu’ e sono torati in patria durante l’estate. Sono una presenza forte e anche ben finanziata. Estremisti non sono solo quelli che sfoggiano lunghe barbe ma i nostri vicini che fino a ieri cordiali, oggi ti guardano come “gauria” (straniera) nel senso piu’ spreggiativo del termine.
Intanto la vita va avanti i tunisini moderati che vivono all’occidentale continuano le loro feste la notte sfidando la realtà delle cose come a voler esorcizzare il fantasma della realta. Mentre continuano a convincersi a vicenda che le cose cambieranno il loro paese ha preso una strada buia. Chi poteva è già partito ricostruendosi una vita in Canada, Francia, Italia. Chi resta vive in balia degli eventi, i piu’ fortunati con il passaporto pronto e un biglietto di solo andata.

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