Riad. Arabia Saudita, tutti gli obblighi per le donne...


Tutela maschile, vestiario, eredità, testimonianza in tribunale, spazi separati, diritti "senza diritti"...


di Camille Eid
Ecco i principali obblighi cui devono sottostare le donne in Arabia Saudita.

Tutela maschile
La donna saudita è sottoposta alla tutela di un parente maschio (mahram, in arabo) che può essere suo padre, marito, fratello o figlio. Una custodia permanente, anche in caso di violenza domestica. Il tutore non provvede alle necessità della donna, ma le limita, impedendone qualsiasi forma di emancipazione: non può viaggiare, sposarsi, lavorare o accedere all’assistenza sanitaria senza il suo permesso. Nel caso di matrimonio con uno straniero, le donne devono inoltre chiedere l’approvazione del ministro dell’Interno.

Vestiario
La scelta del guardaroba è molto limitata per le donne saudite, che devono indossare sempre l’abaya, un lungo vestito che arriva fino ai piedi, oltre al velo islamico (di cui parla il Corano). Negli anni, è stato concesso solo un minimo margine di libertà sul colore. Un decreto entrato in vigore nel 2012 vieta ai titolari dei negozi di articoli femminili, come cosmetici e lingerie, di assumere personale maschile, portando sì all’ingresso di molte donne nel mondo del lavoro, ma anche alla chiusura di centinaia di piccoli esercizi.

In tribunale
Richiamando alcune norme coraniche, la testimonianza offerta in sede giudiziaria da una donna vale la metà di quella di un uomo. Lo stesso vale per l’eredità che tocca a una donna, dimezzata rispetto all’uomo. Eppure Riad è stata eletta nel 2017 membro della “Commissione Onu sulla condizione delle donne” che ha come compito «la promozione della parità tra i sessi e dell’autonomia delle donne». «È come nominare un piromane a capo dei pompieri», aveva commentato il presidente di “Un Watch”.

Spazi separati
Nel Regno rimangono in vigore norme volte a garantire la completa separazione tra i sessi, a partire dai banchi di scuola. Gli spazi pubblici – come i ristoranti – sono divisi in una sezione dedicata alle “famiglie” a cui possono accedere le donne e una per i soli uomini. Le occasioni in cui le donne possono interagire con uomini diversi dai membri della loro famiglia sono rare. A un recente dibattito sul femminismo svoltosi nella provincia di al-Qassim, gli uomini erano seduti una sala, le donne in un’altra.

Diritti senza diritti
Dal 2013, trenta donne siedono al Consiglio consultivo (Majlis al-Shura) nominato dal re (il 20% del totale), che fino ad allora era composto solo da uomini. Il decreto reale aveva allora parlato di «pieni diritti di partecipazione» ai dibattiti, al pari dei colleghi maschi. Lo stesso, è stato imposto alle donne il rispetto delle regole della sharia, compreso il velo, e l’obbligo di sedersi in posti riservati, ai quali possono accedere solo da un’entrata speciale...


(Avvenire.it)

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