Cambiamento climatico, Katowice si conclude con poco o nulla di fatto: e il mondo va verso la catastrofe...


Usa, Russia, Polonia e Arabia Saudita contrari a impegni più stringenti per ridurre le emissioni. Unico colosso mondiale a favore la Cina.


Il vertice Onu di Katowice sul clima si è concluso con tanti interventi ma un sostanziale nulla di fatto, se non un previsto compromesso sul percorso di carbonizzazione che però non accontenta tutti. Il mondo, a due anni dalla Conferenza di Parigi, si è mostrato diviso nonostante gli appelli dell'Onu.
Gli Usa di Trump, l'Arabia Saudita e la Russia putiniana sono contrari alla decabornizzazione, con l'appoggio dei padroni di casa polacchi che avevano messo bene in chiaro che la Polonia non ha alcuna intenzione di rinunciare all'energia fossile. Dall'altro lato, i 40 paesi - tra cui l'Italia - che si impegnano a ottenere risultati più rapidi.

L'unico colosso dell'economia mondiale che tiene il punto a favore dell'energia più pulita è la Cina, un vero e proprio paradosso dato che il Paese è uno dei principali inquinatori al mondo. Il documento finale, un compromesso che prova a non frustrare gli impegni degli ultimi due anni, non porta però novità esaltanti e non pone nessun tipo di obbligo agli Stati, cosa che invece da molti è considerata urgentissima.
Sono state stabilite le regole per misurare le emissioni di anidride carbonica e valutare le misure per contrastare il cambiamento climatico dei singoli paesi. Tensioni sul finale della conferenza a causa di alcuni disaccordi tra vari climatologi su come i paesi più sviluppati dovrebbero aiutare quelli più in difficoltà.

Lo scenario apocalittico è stato comunque sostanzialmente confermato: la temperatura mondiale aumenterà di 1,5 gradi centigradi nei prossimi dodici anni e per tenere sotto controllo le emissioni di gas nocivi bisognerà tagliare l'uso del carbone del 45% entro il 2020. Senza interventi, la temperatura aumenterà di 2°C, cambiando la conformazione geografica di molte aree a causa dell'innalzamento del livello del mare...

(Globalist)

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