Ragazzini siriani picchiati e umiliati a scuola: ennesimo caso di razzismo nel Regno Unito...
E' successo ad Huddersfield, nel West Yorkshire. In un video si vede il ragazzo, con il gesso al braccio, mentre viene trascinato per il collo dal suo aggressore. La sorella vittima di bulli perché indossa il velo.
Vittime di violenze e bullismo aggravate dalla motivazione razziale. E' successo a due ragazzi siriani, fratello e sorella, che frequentano la Almondbury Community School di Huddersfield, cittadina del West Yorkshire, in Inghilterra.
Lui, 15enne, è stato picchiato e umiliato dai compagni di scuola. E la stessa sorte è stata riservata anche alla sorella, presa a spintoni e insultata dalle compagne perché indossava il velo.
In particolare, la polizia britannica sta indagando sulle violenze nei confronti del ragazzo. "Un'aggressione aggravata dalla motivazione razzista", ha spiegato la polizia e documentata da un video choc che da martedì scorso circola con grande diffusione sui social media.
Nel video si vede il ragazzo, che ha il gesso su un braccio, mentre viene trascinato per il collo dal suo aggressore che poi gli versa con la forza dell'acqua in bocca, come nel waterboarding. L'aggressione sarebbe avvenuta il 25 ottobre scorso nei campi da gioco della Almondbury Community School. Per l'aggressione, la polizia ha fatto sapere che sta per incriminare un 16enne.
La famiglia dei due ragazzi aggrediti è fuggita da Homs, la città rimasta per tre anni sotto l'assedio delle forze del regime di Assad, e dopo 6 anni in Libano due anni fa si sono trasferiti in Gran Bretagna.
L'avvocato della famiglia, Tasnime Akunjee, ha spiegato che si sta considerando un trasferimento in un'altra zona, e sono state ricevute delle offerte ad Oxford. L'aggressione del 25 ottobre non è stato infatti il solo incidente. Anche la sorella del ragazzo sarebbe stata vittima di bulli soprattutto perché indossa il hijab. Intanto, è stata attivata online una raccolta di fondi per la famiglia del 15enne, che ha raggiunto già 77mila sterline...
(Globalist)
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