Iraq: la rivolta dilaga, Bassora in fiamme...
I dimostranti assalto palazzi governativi, tv e sedi di partiti.
di Giordano Stabile
inviato a Beirut
La rivolta a Bassora, la più importante città nel Sud dell’Iraq, due milioni di abitanti, per oltre il 90 per cento sciiti, è fuori controllo. Ieri sera i dimostranti hanno dato l’assalto ai palazzi governativi, alla casa del governatore, alla tv di Stato Al-Iraqiya, e alle sede dei principali partiti, di governo e di opposizione. Le fiamme hanno disegnato uno skyline rosso sulla città. Bassora è il principale porto per l’importazione di beni di consumo, ma lo scalo è ora bloccato. Il porto petrolifero, da dove passa l’85 per cento dell’export di greggio iracheno, è invece ancora in funzione.
Acqua salmastra dai rubinetti
Migliaia di persone sono scese nelle strade ieri sera, come accade ormai da lunedì. La rivolta è cominciata a luglio e ora è riesplosa più forte di prima all’inizio di settembre. La gente protesta perché non c’è più acqua potabile, dai rubinetti esce acqua salmastra e marrone. Manca anche l’elettricità perché il governo non ha saldato i conti con i fornitori iraniani che hanno tagliato l’erogazione. La città è al centro dei più importanti giacimenti petroliferi ma non riceve servizi adeguati. La disoccupazione è più alta che nel resto del Paese. I dimostranti chiedono che una parte degli introiti petroliferi siano lasciati alla provincia di Bassora, come già è previsto nel Kurdistan autonomo.
Rabbia anche contro le milizie
In tre giorni ci sono stati almeno dieci morti, decine di feriti. Le forze di sicurezza hanno sparato sulla folle martedì sera, ma ora ricevono ordini contraddittori e questa notte hanno lasciato sfogare la rabbia dei dimostranti. Decine di poliziotti e militari sono stati feriti da armi rudimentali e granate, perché da giovedì i manifestanti hanno cominciato a reagire al fuoco, su ordine dei capi tribù locali. Questa notte c’è stata una vittima fra i dimostranti e altre decine di feriti. Sono in fiamme la sede della tv Al-Iraqiya, quella del Consiglio supremo islamico, quella del partito del premier Al-Abadi, il Dawa, ma anche quelle delle milizie sciite filo-iraniane che si oppongono al primo ministro, come Al-Badr, Asaib Ahl al-Haq, Kataeb Hezbollah.
A Baghdad si discute
C’è stato anche un tentativo di attacco nella zona verde di Baghdad, dove hanno sede i ministeri. La capitale è paralizzata dalla scontro in parlamento per arrivare alla formazione di un nuovo governo. L’imam populista Moqtada al-Sadr, che la sua base elettorale proprio a Bassora, e Al-Abadi hanno formato una coalizione, ma non riusciti a raggiungere la soglia dei 165 deputati necessari ad avere una maggioranza. Al-Abadi ha perso ben 28 su 42 deputati del suo partito. L’Iran sta provando a imporre un suo candidato fantoccio, che risponde al capo delle milizie sciite Hadi al-Ameri, ma dispone al massimo di 145 deputati.
Le manovre iraniane
Teheran è stata colta di sorpresa dall’ampiezza della rivolta e per questo ha ora ripreso le forniture elettriche e cerca di ingraziarsi i dimostranti in funzione anti-Usa. Sei potenti milizie filo-iraniane hanno avvertito “Usa e Gran Bretagna” di “non immischiarsi negli affari interni” dell’Iraq e in sostanza a non insistere con la ricandidatura del premier, pena “conseguenze” cioè possibili attentati alle truppe occidentali presenti in Iraq...
(La Stampa Mondo)
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