Yemen, vergogna per il mondo: chi, come, perché...


Da marzo, quarto anno del macello Yemen. L’assedio da parte di nove paesi arabi sunniti, guidati dall’Arabia Saudita e sostenuti dagli Stati Uniti, nei confronti dei ribelli sciiti, vicini all’Iran, che dal 2015 controllano la capitale San’a sta provocando infinite sofferenze ai civili.
-Da allora, 2015, dati Onu, in Yemen sono stati uccisi almeno 5974 civili e ne sono stati feriti altri 9493.
-20 milioni di persone, l’80 per cento della popolazione, hanno bisogno di aiuti umanitari.
-I profughi interni sono più di due milioni.
-Oltre un milione di casi di colera.



L’elenco dell’orrore
Yemen, vergogna per il mondo. Nello Yemen, tra molte distrazioni non solo ferragostane, si sta consumando una delle più grandi crisi umanitarie al mondo: almeno 22,2 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria ed è stato registrato oltre un milione di casi di colera. Oltre seimila morti tra i civili (ed i dati sono di 4 mesi fa), 2,5 milioni di sfollati, abusi, crimini di guerra. Ospedali, scuole, fabbriche e campi profughi bombardati. Oltre 1.000 bambini uccisi nei raid e oltre 740 morti nei combattimenti. La fame e il colera fatte armi col blocco illegale di viveri e medicine, aereo e marittimo, da parte della coalizione a guida saudita.


Le parti in causa
Il conflitto è iniziato ufficialmente tra il 25 e il 26 marzo del 2015. Da quella notte gli aerei dell’Arabia Saudita, sostenuti da una coalizione di altri otto Paesi arabi sunniti, bombardano senza sosta le postazioni dei ribelli sciiti houthi, arroccati nel sud del Paese. Dopo la breve primavera yemenita, tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, il presidente Ali Abdullah Saleh (alla guida del Paese da oltre trent’anni) è costretto a lasciare il potere. La sua caduta, avvenuta su pressione dei Paesi del Golfo e in particolar modo dell’Arabia Saudita, ha ridato vita alle forze centrifughe del sud del Paese. Mentre le Primavere arabe infiammavano tutto il Medio Oriente, i ribelli houthi sono tornati sulla scena.


Presidenti di comodo
Il nuovo presidente Abdel Rabbo Monsour Hadi, sostenuto da Stati Uniti, Egitto e Paesi del Golfo, non è mai riuscito a prendere del tutto il controllo del Paese. Dal 2011 in poi gli houthi, appoggiati dall’Iran e frustrati per le inadempiute promesse di autonomia, organizzano proteste chiedendo la sua cacciata. Stato di instabilità nel sud della penisola araba, ed il regime saudita decide l’intervento militare, alla guida di una coalizione guidata dagli Stati del Golfo, dalla Giordania, dall’Egitto, dal Marocco e dal Sudan. Il presidente Hadi abbandona la capitale Sana’a, caduta sotto il controllo dei ribelli ed obbedisce agli ordini sauditi da Aden, nel Sud del Paese, dove imperversano diverse milizie. Perché nel dramma Yemen, ci sono anche Al Qaeda ed ex Isis tra i protagonisti.


Gli appetiti di Riad
Arabia Saudita, il Paese più ricco del Golfo, e lo Yemen, il più povero. Nella prima Guerra del Golfo (1990-1991, Bush papà), più di 800.000 yemeniti che lavoravano in Arabia e in Kuwait furono cacciati perché Sana’a non aveva appoggiato l’intervento contro Saddam Hussein in Iraq. Quando gli houthi, vecchi nemici del Regno, presero il controllo della capitale yemenita nel 2014, l’ostilità si riaccese, e i sauditi intervennero militarmente contro i ribelli che avevano attaccato una pattuglia saudita al confine. Ma la guerra in Yemen è oggi parte di uno scontro più grande, strategico, tra la monarchia sunnita e l’Iran sciita. La paura saudita di un nuovo Impero Persiano, la partita religiosa tra islam sunnita arabo e quello sciita a guida iraniana. L’appoggio iraniano agli houthi sciiti in Yemen, tra le cause e/o conseguenza della guerra in corso.


Interventismo saudita
Il potere a Riad sta passando alla seconda generazione di principi. Re Salman ha scelto come erede al trono il figlio poco più che trentenne Mohammad Bin Salman. È proprio il giovane principe – che è anche ministro della Difesa – a guidare l’intervento in Yemen. Ed è subito inciampo. “Tempesta decisiva”, il nome dell’operazione che voleva una vittoria rapida e decisiva, si è impantanata in una guerra lunga, complicata e costosa che isola il regime di Riad nella alleanza Usa-Trump e il quella scomoda di Israele-Netanyahu. E la guerra in Yemen costa da sola sei miliardi al mese, mentre sono gli jihadisti ad estendere la loro presenza nella zona. Difficoltà in Yemen anche sul fronte jihadista quindi, oltre alle tante contraddizioni interne che l’Arabia Saudita non riesce ad affrontare.


Siamo tutti yemeniti
«Se anche la guerra finisse oggi, lo Yemen resterebbe una voragine umanitaria enorme, una crisi comparabile soltanto a quella siriana», diceva già due anni fa Johannes Van Der Klaauw, l’uomo dell’Onu nell’epicentro di un conflitto dimenticato. In un Paese distrutto, «se anche le armi tacessero, ci vorrà molto tempo per uscire dall’emergenza». Ma di cessate il fuoco proprio non se ne parla. Mentre la comunità internazionale pare distratta. Un po’ perché ci sono di mezzo i sauditi, un po’ perché, diversamente dalla Siria, la guerra nello Yemen non ha prodotto un flusso di rifugiati che premono ai confini dell’Europa. Eppure, nel 2015 quasi centomila africani sono approdati sulle coste yemenite con i barconi dei trafficanti. E l’Onu regista casi di migranti costretti ad «arruolarsi» nei gruppi armati.


L’importanza strategica
Basta leggere una carta geografica per comprendere la portata strategica di questo conflitto. Lo Yemen all’estremità della Penisola arabica, è il Paese davanti al quale scorrono milioni di barili di petrolio al giorno, milioni di tonnellate di merci e gli interessi geopolitici di tutte le potenze. Tutti i Paesi ‘rivieraschi’, dall’Arabia Saudita a Israele vivono anche grazie alle importazioni che passano per il mar Rosso. Il petrolio che scorre attraverso questa rotta è una delle chiavi di lettura. Lo scontro tra Iran e blocco composto da monarchie del Golfo, Israele e Stati Uniti è la seconda penalità. Insomma, sullo sfortunato Yemen, su cui si concentra il peggio di tutto: c’è il terrorismo islamico, c’è lo scontro tra Iran e sauditi, ci sono gli interessi dei Paesi alleati degli Stati Uniti, Israele per primo.

(RemoContro)

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