Donne saudite alla guida ma il Paese resta una dittatura...


Gioia delle donne saudite che finalmente hanno avuto il permesso di guidare.
-Sgomento per le famiglie del milione e quattrocentomila autisti che guadagnavano circa mille dollari al mese scarrozzando in giro le donne saudite.
-Ma per cambiare l’Arabia Saudita servirà molto altro.


Arabia saudita da regno medioevale a dittatura
Donne saudite alla guida ma il Paese resta una dittatura. ‘Progetto del principe ereditario Mohammed bin Salman finalizzato alla conquista del sostegno popolare attraverso la modernizzazione di alcuni aspetti della vita quotidiana’, scrive Gwynne Dyer su Internazionale a frenare i troppi facili applausi da amici interessati in occidente. E soprattutto, più che un cambiamento ottenuto, deve sembrare una concessione elargita dal principe. Reazionari e medioevali anche nel cambiare.
Dunque, l’idea che Mohammed bin Salman stia liberalizzando il sistema saudita -come qualcuno sta azzardando in occidente, sopratutto il fronte patrolifero e armamenti Usa- è pura fantasia.

Una iniziativa meno spettacolare rispetto alla campagna contro la corruzione condotta l’inverno scorso, con 56 importanti esponenti della famiglia reale e uomini d’affari ‘carcerati’ nel miglior albergo della capitale finché non hanno versato 100 miliardi di dollari al governo, anche se nessuno dei ladri ha visto un’aula di tribunale, men che meno un carcere vero.
Nessun capo di imputazione, nessun processo, nessuna sentenza, ma solo la costosa ‘concessione regale’ del perdono dopomla salata penitenza.

Democrazia cosa?
L’idea che Mohammed bin Salman punta di diamante di una futura democrazia saudita è solo follia. Anzi. L’Arabia Saudita era una monarchia tradizionale, profondamente conservatrice che ha però sempre garantito alle élite -i nobili degli stati feudali- la possibilità di esprimersi. “Adesso è una dittatura”, afferma Dyer. Che sarà forse una modernizzazione rispetto al medio evo precedente, ma non sempre un vantaggio per che la subisce.

Tra gli errori di Mohammed bin Salman -fatto poco noto- quello di invitare l’inviato speciale delle Nazioni Unite Ben Emmerson a visitare il paese, per esaltgarre il ruolo di baluardo dell’anti terrorismo. Valutazione finale: norme anti terrorismo scritte in modo da criminalizzare qualsiasi forma di dissenso. La tortura nelle carceri saudite pratica comune, i funzionari colpevoli non vengono puniti e l’Arabia Saudita “sta vivendo la più spietata repressione del dissenso politico mai sperimentata dal paese negli ultimi decenni”.

Rapporto Emmerson
“Le notizie sulla liberalizzazione dell’Arabia Saudita sono completamente fuori luogo”, ha detto ancora Emmerson. “Il sistema giudiziario adesso è completamente sotto il controllo del re ed è privo di qualsivoglia parvenza di indipendenza rispetto all’esecutivo. In parole povere, non esiste alcuna forma di separazione dei poteri in Arabia Saudita, né libertà di espressione, stampa libera, sindacati efficienti o una società civile funzionante”.

Emmerson senza sconti sulla gestione interna, e altri guai attorno. Il blocco del piccolo ricchissimo vicino, il Qatar, per costringerlo a chiudere il canale televisivo Al Jazeera, il più influente notiziario in arabo, e a spezzare i suoi legami con l’Iran, il paese che Mohammed bin Salman detesta più dello stesso Netanyahu. Per fortuna e sua beffa, un anno dopo Al Jazeera è viva e vegeta e il Qatar si è ulteriormente avvicinato all’Iran. Ma il suo più grosso abbaglio lo ha preso con l’intervento nella guerra civile in Yemen per sconfiggere gli houthi, una tribù sciita che ha conquistato la maggioranza del territorio yemenita e che a suo parere è controllata e armata dall’Iran.

Yemen Vietnam saudita
I bombardamenti aerei dell’Arabia Saudita hanno ucciso migliaia di persone, ma, tre anni dopo i primi attacchi gli houthi controllano ancora le aree più popolose dello Yemen, compresa la capitale.
Non è proprio il Vietnam dell’Arabia Saudita, ma si avvicina. Eppure, ammette Dyer, in Arabia Saudita la ricchezza è stata ampiamente condivisa più che nella maggioranza di paesi ricchi di petrolio. E persinoper le donne le cose stanno piano piano migliorando, col 60 per cento dei laureati sauditi akl femminile. E ora addirittura alla guida.

Ma allora, qual’è il problema che emerge oggi?
Sempre Gwynne Dyer, giornalista canedese che vive a Londra su Internazionale.
«Oggi però il paese è guidato da un dittatore volubile e troppo sicuro di sé».
Con tanti saluti al principe ereditario Mohammed bin Salman...

(RemoContro)

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