La polizia spara sulla marcia contro il presidente Ortega: tre morti e decine di feriti...


A Managua finisce nel sangue la più imponente manifestazione degli ultimi 30 anni: un fiume umano di 5 chilometri.


Una lunga notte di guerriglia urbana a Managua, in Nicaragua. La marcia convocata mercoledì contro il governo di Daniel Ortega, che ha riunito in piazza centinaia di migliaia di persone, si è chiusa con un bagno di sangue.
La manifestazione pacifica, promossa dalle madri degli studenti uccisi nella protesta di aprile, è stata repressa con il pugno di ferro dalle forze dell'ordine e dai gruppi paramilitari sandinisti, legati al governo di Ortega. Il bilancio provvisorio dei media indipendenti parla di almeno tre morti e decine di feriti.
La marcia di mercoledì, la più imponente manifestazione di piazza in Nicaragua degli ultimi 30 anni, era stata convocata in coincidenza con la festa della Mamma da un gruppo di madri dei cittadini morti durante la repressione delle proteste che si susseguono dal 18 aprile nel paese.
L'enorme corteo, un fiume umano lungo più di 5 chilometri, ha sfilato pacificamente per il centro di Managua reclamando giustizia per le vittime della repressione e la democratizzazione del paese.
Intorno alle 17 (l'1 del mattino in Italia), mentre i manifestanti cominciavano a tornare a casa, gruppi armati di irregolari pro governativi hanno attaccato la protesta, sparando indiscriminatamente sulla folla. Vere e proprie scene di guerriglia urbana, con spari, lancio di armi artigianali, auto e negozi messi a fuoco.
Al Jazeera parla di almeno tre vittime ma La Prensa, principale quotidiano di opposizione, scrive di otto morti a Managua e almeno altri due in altre zone del paese.
La repressione della manifestazione nella capitale ha provocato scontri durante tutta la notte. Migliaia di manifestanti, inseguiti da poliziotti e paramilitari, hanno trovato rifugio nell'università dove sono stati accolti dal rettore, padre José Idiáquez. La folla è rimasta barricata fino all'alba in attesa di poter uscire senza pericolo.
"Tristezza per come è finita questa giornata in Nicaragua!", ha scritto su Twitter monsignor Silvio José Baez, vescovo ausiliare di Managua. "La nostra patria - ha aggiunto - è stata sequestrata dall'irrazionalità e l'ambizione schizofrenica di potere. Quanto dolore, quanta irresponsabilità!".
Le proteste in Nicaragua sono iniziate a metà aprile contro la riforma delle pensioni. Secondo Amnesty International le autorità hanno adottato sin dall'inizio una strategia repressiva, basata sull'uso eccessivo della forza, esecuzioni extragiudiziali, il controllo dei mezzi d’informazione e l'impiego di gruppi armati filo-governativi. Finora i manifestanti uccisi sono stati almeno 81...

(Globalist)

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