La Cina umilia i suoi prigionieri, costretti a confessare in televisione...


E si tratta spesso di confessioni inventate: lo denuncia Safeguards Defeders, una Ong asiatica.


È uso comune in Cina mandare in onda sul principale canale nazionale, China Central Television, le confessioni dei detenuti, ma a quanto a rivelato Safeguard Defenders, una Ong asiatica, dal 2013 45 confessioni sarebbero state forzate dalla polizia. La Ong ha pubblicato questo report per sensibilizzare l'opinione pubblica internazionale su questa pratica.

Tra gli ex detenuti intervistati dalla Ong, rimasti anonimi, molti hanno descritto come la polizia abbia dato loro un copione, li abbia istruiti addirittura sul tono da usare durante la 'confessione', quando piangere e quando fermarsi. Il tutto con una enorme pressione psicologica, dato che la polizia li minacciava di rinchiuderli in galera se non avessero fatto ciò che volevano.

Quasi tutti quelli intervistati dalla Ong sono attivisti per i diritti umani, che da quando Xi Jinping è salito al potere nel 2012 sono stati spesso perseguitati dalla polizia, insieme afgli avvocati che hanno provato a difenderli. Ma la pratica delle confessioni forzate non è certo una novità: ebbe il periodo di massimo splendore nel decennio 1966-76, durante la cosiddetta 'Rivoluzione Culturale' cinese.

David Bandurski, un ricercatore presso l'università di Hong Kong, ha spiegato che questa pratica è un vero e proprio esempio di 'bullismo politico': "Il crimine in sè non è così importante quanto l'atto di confessare, di piegarsi di fronte all'autorità, di umiliarsi di fronte all'intero paese. Si tratta di schiacciare il dissenso sul nascere"...

(Globalist)

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